DIONYSUS – Il suo nome agita ancora fantasmi. Dionysus. Per ogni polemista estemporaneo che dei classici si riempie la bocca, classici: storie di Dei maschili che amano giovani uomini (Ganimede, Defni, Pelope, Aminia), storie d’intersessualità (Tiresia, Ermafrodito, Pan, Prosimno). Tutto ciò che era oscenità (ob scaena: fuori scena) il teatro lo ha messo in scena. Il teatro ha liberato ogni ombra dall’oscurità stessa. E tutti gli anni che sono venuti dopo non hanno cancellato i brividi dell’oscenità e della totalità dell’amore. Anni di frizzi, lazzi, mossette, attori in buona fede e alberghi del libero scambio che hanno trasformato il theatron (‘visione’!) in mero intrattenimento, parente diretto dei luna park, della lap dance e dei pornoshop, tutelati dai medesimi uffici SIAE. Fra giardini dei ciliegi, in inquietudini borghesi, si agita ancora il fantasma rituale. Dionysus inanzi al quale cadono i concetti stessi di morale, bene e male. La pozza di vino e sangue tragico in cui si confonde ogni volto, non più maschile o femminile, perché non t’innamorerai del volto, di un corpo o del suo genere, ma dell’anima che c’è dentro.
Lo spettacolo va in scena a Cagliari il 30 giugno 2019, a 50 anni esatti dai Moti di Stonewall all’interno della rassegna “Ferai/Pride” (clicca qui)*.
*nella stessa rassegna ci saranno: “Le sciroccate”, “Libera nos a malo”, “Niente e così sia” e “Passioni a Villanova 2”