Che cosa significa “fare teatro”?
È difficile dare una risposta che possa mettere tutti d’accordo ma in questi tempi in cui (per lo meno da noi a Cagliari) sembrano esserci più artisti che fruitori d’arte, più attori che spettatori (e fatevela una domanda), vogliamo provare a dare una risposta in queste poche righe: “fare teatro” significa lavorare a teatro, affrontare il lavoro del teatrante con la stessa cura e dedizione di qualunque altro mestiere, quotidianamente, pagando le tasse dovute e facendosi pagare per il lavoro svolto.
“Fare teatro” significa sposare un progetto e portarlo in scena utilizzando delle tecniche e delle competenze oggettive.
Possiamo metterci a dipingere se non abbiamo mai studiato? Certo, ma non saremo mai pittori.
Possiamo operare una persona malata non avendo mai studiato medicina? Assolutamente sì, poi ce la vedremo con la nostra coscienza, coi familiari del morto, la Polizia e con il Tribunale perché non siamo medici.
Possiamo fare teatro perché siamo simpatici e spigliati? Certo, ma non saremo mai attori, drammaturghi, registi.
Coloro che non sanno fare bene nulla e decidono di fare gli attori lo fanno con la presunzione che sia un lavoro più facile, più divertente, meno impegnativo di altri: allora creano opere mediocri, discutibili, perché credono che diversamente ad un classico lavoro “d’ufficio” al teatro non occorrano un determinato numero di ore di lavoro quotidiane.
Ogni volta che si leggono le parole “teatro”, “attore”, “spettacolo”, sotto immagini, foto, locandine, eventi che fanno accapponare la pelle, ringraziamo l’esistenza di tutte quelle Compagnie Teatrali sul nostro territorio in cui gli attori studiano, fanno training, lavorano ogni giorno e ringraziamo per le loro produzioni nuove, a volte ambiziose e a volte meno, ma comunque valide poiché recitate bene, costruite scritte e dirette con consapevolezza e autorevolezza.
Ringrazio perché in quelle compagnie ci sono interpreti e regist* che per anni hanno dedicato tante ore (a volte anche più delle otto canoniche) al giorno, ogni giorno, a studiare recitazione, dizione, danza, coreografia, canto, storia del teatro e tanto altro. L’hanno fatto e lo fanno e lo faranno con metodo, metodo, metodo.
Ringraziamo perché se il teatro ha ancora valore su quest’isola è merito di questi artisti e del loro lavoro che forma e ispira tutti gli aspiranti attori che sono pronti a lavorare sodo, come hanno fatto i loro Maestri.
Per tutti gli altri una sola parola: BLUFF!
Andrea Ibba Monni e Ilenia Cugis