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Le voci degli artisti: Matthias Martelli (di Andrea Ibba Monni)

Matthias Martelli a Fano con “Il mercante di Monologhi” • Flaminia ...

Lui è sembra felice. Non stento a pensarlo (non l’ha mai detto) perché fa ciò che vuole quando vuole e come vuole. Ci sentiamo al telefono e subito mi investe di entusiasmo dal Ciao caro!” al “A presto caro!” a fine telefonata. Telefonata che non ho potuto saputo registrare e della quale quindi faccio un report che passerà al vaglio dell’intervistato prima della pubblicazione. Matthias Martelli è il prodigio del Teatro Contemporaneo, l’erede designato del celeberrimo Dario Fo, ma talmente tanto è stato detto e scritto da tutti in merito, che a me dà quasi fastidio ribadirlo perché Matthias è altro e oltre, è diverso, per me il suo “Il mistero buffo” (qui il trailer) è punto di partenza e non d’arrivo, ecco. Ma sarà la sua carriera a dimostrare che ho ragione.

Come stai in questo periodo?” gli chiedo pronto a raccogliere lo sfogo più o meno lagnoso di un collega, ma mi spiazza dicendomi che grazie a questa situazione si è fermato (proprio fisicamente) e ha potuto assaporare il valore di ciò che ha fatto fino a oggi, ossia girare come una trottola per tutta l’Italia, fare spettacoli, stringere mani, farsi (meritatamente dico io) adorare.

Che fai a casa?” E che farà mai? Studia, scrive, fa video di ciò che studia e di ciò che scrive per regalarli sui social (qui il suo canale YouTube ma lo trovi anche su Facebook e Instagram) al pubblico che lui adora di rimando.

Ci siamo conosciuti due anni fa quando per la rassegna di teatro indipendente contemporaneo Ferai Teatro porta a Cagliari il suo “Il mercante dei monologhi” (qui il trailer) ed è amore a prima vista: arriva in treno da Sassari (una diaspora insomma) bello e stropicciato ma gli basta la luce dei fari e il pubblico in sala per diventare bellissimo e smagliante. Manco a dirlo è un successo pazzesco, la folla è in adorazione per il mattatore di Urbino, ma Cagliari non è l’eccezione, bensì la regola.

Ma è sempre felice? “Ma non hai mai momenti di crisi?” Certo, di continuo, ma lui come me vede la crisi come un’opportunità di evoluzione quindi di crescita quindi ben vengano le crisi: lui è felice.

Mi fa notare (e io faccio finta di saperlo) che l’origine etimologica della parola “felicità” richiama “abbondanza, ricchezza, prosperità” quindi ai frutti del proprio essere. Chi è Matthias Martelli al di là delle numerose interviste che i veri giornalisti gli hanno fatto fino a ora? Ve lo dico io: è un albero da frutto le cui fronde danzano felicemente! Quando era un fuscello felice amava esprimersi attraverso la teatralità delle imitazioni, poi quando è diventato un arbusto felice ha studiato Storia Contemporanea (ha iniziato a trotterellare per mezza Italia e pure in Spagna) finché gli capita l’occasione di fare uno spettacolo di strada in Sicilia, poi è tornato a Torino e si iscritto ad una scuola di recitazione, cosa che gli dà modo di diventare un albero felice e iniziare a coltivare davvero i propri frutti.

Momento domanda sciocca “Che albero secolare sarai?” Se il vostro umile sottoscritto si vede produttore e talent scout, Matthias più saggiamente dice che non cerca queste risposte, per ora vorrebbe continuare a fare ciò che fa, magari girando meno quando diventerà un anziano: per ora pensa a viversi il presente – manco a dirlo – felicemente.

Ma lui che ha girato tanto che idea si è fatta di noi, ossia del teatro italiano che l’ha ospitato? Vede una penuria di Maestri. “Come riconosci un Maestro?” Nel 2013 scrive una email all’immenso Dario Fo, il Premio Nobel, il Teatro italiano, che gli risponde. Ecco un Maestro: non un semplice “insegnante” ma un Artista che non ha paura di mettersi al tuo livello, una persona che ha voglia e modo di trasmetterti qualcosa. Al di là di questo Matthias non ha che belle parole per tutti i teatranti che investono nel teatro a costo di non guadagnare nulla (ecco, infatti) anche perché questo mestiere che facciamo non ha nulla a che fare con la competizione e la lotta.

Per te cos’è che facciamo?” Un gioco, un gioco felice.

MISTERO BUFFO | lacaduta