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RezzaMastrella chi? Dove? (di Andrea Oro)

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RezzaMastrella fuori dall’ex Divina Provvidenza a Nettuno.

Questo il brutale e secco titolo che i giornali italiani riportano in questi giorni di gennaio.

Per chi si fosse collegato solo ora RezzaMastrella è un duo teatrale, se così possiamo definirlo, tra i più importanti in Italia. Leoni d’Oro alla carriera per il Teatro 2018 , creatori di un linguaggio nuovo, del tutto personale, frutto della fusione e collaborazione fra Antonio Rezza – performer attore e autore e Flavia Mastrella – autrice, scultrice e scenografa.

Antonio Rezza è “l’artista che fonde totalmente, in un solo corpo, le due distinzioni di attore e performer, distinzioni che grazie a lui perdono ogni barriera, creando una modalità dello stare in scena unica, per estro e a tratti per pura, folle e lucida genialità. Flavia Mastrella è l’artista che crea habitat e spazi scenici che sono forme d’arte che a sua volta Rezza abita e devasta con la sua strepitosa adesione; spazi che abita e al tempo stesso scardina, spazi che diventano oggetti che ispirano vicende e prendono vita grazia alla forza performativa del corpo e della voce di Rezza. Da questo connubio sono nati spettacoli assolutamente innovativi dal punto di vista del linguaggio teatrale.” (dalla motivazione)

Spettacoli come Pitecus (1995), 7-14-21-28 (2009), Fratto X (2012), Anelante (2015) e non solo.

Capaci di tirar fuori dal cilindro (fra gli altri) un lungometraggio lunare e completamente al di fuori dalla tradizione cinematografica italiana, Escoriandoli (1996) o capaci di sbarcare recentemente in Tv con La tegola e il caso- Quando la scena è servita (2018) in cui hanno realmente portato il Teatro e l’arte performativa nelle case degli italiani, entrando fisicamente nei salotti di un pugno di fortunate famiglie per mettere in piedi – ed in scena- dei corti tratti dai loro spettacoli più famosi e adattandoli sul momento allo spazio domestico.

Un Teatro realmente nuovo ed un linguaggio completamente personale uniti ad un gusto per la satira più tagliente e sferzante, con un filo rosso che lega le loro prime produzioni nei centri sociali a quelle ultime in giro per i maggiori teatri stabili italiani; la critica al Potere.

E sarà forse per questo loro continuo sferzare, scucire e sfilare le trame più ipocrite e ridicole del Potere che ora, il potere politico, pare non interessarsi alla loro vicenda.

Il Comune di Nettuno ha infatti stabilito che lo spazio in cui provano, montano e confezionano i loro spettacoli dal 1985, l’Ex Divina Provvidenza di Nettuno, ex ospedale da anni ormai patria di artisti, laboratori artistici, cultura e teatro (in tutti i sensi) dell’attività di RezzaMastrella debba essere chiuso e sgomberato per problemi di agibilità. Sfrattati dalla loro casa a suon di carte bollate e senza un piano di ristrutturazione da parte del Comune (gestito dal 2016 dal commissario prefettizio e viceprefetto Bruno Sarti) .

L’Associazione culturale Ibis Onlus, la compagnia teatrale RezzaMastrella, il laboratorio ceramico Gatti – Silvestri, comunicano agli organi di stampa quanto segue:

Ottemperando alla ordinanza dirigenziale n373 del 16 ottobre abbiamo provveduto a far periziare i locali in cui si svolgono le nostre attività da parte di un ingegnere iscritto all’altro ed esperto di sicurezza.
Dalla relazione da lui prodotta e inoltrata al commissario Bruno Strati non si evidenziano situazioni tali da giustificare lo sgombero. Contestualmente abbiamo chiesto un incontro con il commissario per dettagliare meglio il documento trasmesso e cercare di trovare una soluzione tra le parti.
Non essendo pervenuto nessun riscontro alla nostra proposta abbiamo provveduto tramite nostro legale a rivolgerci al Tar del Lazio per ottenere la sospensiva dell’atto di sgombero. Pertanto oggi ci rivolgiamo a tutte le realtà sociali, culturali e politiche del territorio perché si pronuncino sulla destinazione d’uso della Divina provvidenza“

In tutto questo una domanda sorge spontanea; la Politica che fine ha fatto? In questi anni abbiamo sentito parlare i nostri politici di cambiamento, di rivoluzione, di stravolgimenti epocali. Ma carta canta, e le carte bollate hanno una voce particolarmente possente, e fin’ora siamo alle solite. Siamo ai soliti sgomberi di centri sociali, di stabili e Teatri occupati , siamo di fronte alla polizia con cani antidroga all’ingresso delle scuole superiori, siamo soprattutto di fronte ad un silenzio di marmo da parte della Politica nazionale, quella che conta. Forse troppo impegnata negli ultimi tempi a prendersi cura in modo “magistrale” di migranti, condoni edilizi e fiscali, regali salvataggi (scusate) a banche e banchieri, leggi su legittima difesa e dichiarazioni spericolate fatte all’interno di piste da sci, magari vestiti con una bella giacca da poliziotto o da pompiere, che fa tanto bene alla comunicazione e signora mia lei lo sa quanto la comunicazione sia importante di questi tempi.

Un nostro ex ministro una volta disse improvvidamente che con la Cultura non si mangia. Aveva ragione. Sui nostri quotidiani pullula di buoni consigli ai nostri giovani, “studiate Economia, non Arte!”

Ecco forse come interpretare lo sgombero (per ora solo minacciato) dell’ex Divina Provvidenza, un buon consiglio ai nostri giovani. Un colpire uno per educarne chissà quanti.

Vedete ragazzi? Con la Cultura non solo non si mangia, ma pure se doveste riuscire a mangiare qualcosa, e magari facendolo portate anche qualche pezzo di bellezza in più al nostro paese, beh, chi se ne frega? Noi vi sgomberiamo a suon di carte bollate. Tanto a nessuno importa di voi.

Dovevate studiare altro, ve lo dicevamo.

Andrea Oro

MY BFF ANNIE – Note di regia di Federica Musio

Foto di Sabina Murru

MY BFF ANNIE (clicca qui per l’evento facebook) è un puzzle anatomico al contrario. È un precario equilibrio tra onnipotenza e miseria. È razionalità che come un bisturi incide e separa, riducendo il corpo e il cuore in piccoli frammenti nel vano tentativo di privarli del loro peso. È un gioco al massacro in cui la vittima designata è la propria fragilità. MY BFF ANNIE è fame abortita che diventa metastasi.

Nel lavoro MY BFF ANNIE tornano due temi che avevo già affrontato in lavori passati. In “paracompletezze imperfette” il rapporto con i sentimenti, o meglio il tentativo di una loro comprensione attraverso la logica e la ragione; tentativo fallimentare in partenza come ben intuibile. Il secondo lavoro era il personaggio di “Anna” in Stardust, bulimica e anoressica, quindi un lavoro legato allo studio dei meccanismi di controllo del proprio corpo, apparentemente fini a se stessi ma in realtà costruzioni necessarie a non finire in balia di ansie e paure ancor più grandi. Il personaggio che ci si trova davanti in scena è allo stesso tempo di una forza che sfiora l’onnipotenza e di una fragilità infinita, con il coraggio di sfidare la morte e il terrore di ricevere una carezza. La ragazza in scena è allo stesso tempo inquietante e patetica come sempre sono i folli visto attraverso lo sguardo dei sani.MY BFF ANNIE è per me in fondo un pretesto per parlare della paura di vivere davvero e di mostrarsi in tutta la propria fragilità.

Federica Musio

Foto di Sabina Murru