Archivi tag: sardegna

Ecco a voi – Natale a Casa Ferai 6 maggio 2023

Ferai Teatro di Ga’ e Andrea Ibba Monni presenta “Ecco a voi – terza serata – Natale a Casa Ferai”, uno spettacolo comico di Andrea Ibba Monni con Francesca Cabiddu e Katia Massa. La serata sarà presentata da Greta Sofia.

Ospiti d’onore: Pina Caicca Doi e Massimiliano Medda che interverranno con due pezzi divertentissimi.

Sabato 6 maggio alle ore 19:00, ingresso con donazione libera e volontaria (no prenotazioni) presso la Silvery Fox Factory, via Dolcetta 12, Cagliari.

La serata a tema feste di Natale è interamente dedicata alla raccolta fondi per rendere il Pride 2023 accessibile alle persone con disabilità grazie ad Arc Cagliari, UnicaLGBT e a tantə amicə sponsor:

  • Sa Stiddiosa Guesthouse di Gadoni mette in palio pernottamento ed escursione a Gadoni per due persone;

  • Wow pizzeria di Pirri offre una cena per due persone;
  • Il Gallo d’Oro mette in palio una cena per due persone sia nella pizzeria di Cagliari che in quella di Quartu Sant’Elena;
  • Keller, beer steack house offre una grigliata mista per 2, 1kg di carne 100% manzo, contornata da chips e verdure grigliate, accompagnata da due birre hells;

  • Manu’s Style parruccheria di Cagliari offre un cestino di prodotti per capelli;
  • Rainbow City di via Torino e Cavò Bistrot nel Corso Vittorio Emanuiele offrono ciasscuno un aperitivo per 2 persone;
  • Spazio Moka mette in palio 3 diverse torte su ordinazione;
  • Archeo Labor offre un tour per Castello a Cagliari
  • Scialandrone una cassa di birre artigianali Rainbow.

E insieme a noi anche: il notaio Andrea Oro e la notaia Ilenia Cugis; la drag queen Pharaona Clefertiti Goggi; Miss Frociarola 2022 Elisabetta Randaccio; La Professoressa Maria Gabriella Cotza; Giannina Giannelli; Lisetta Fragu; Sangria e Paella.

Durata: 120 minuti.

Ecco a voi – seconda serata

Ferai Teatro di Ga’ e Andrea Ibba Monni presenta “Ecco a voi – prima serata”, uno spettacolo comico di Andrea Ibba Monni con Francesca Cabiddu e Katia Massa.

Ospiti d’onore: Simeone Latini con una lezione di casteddaio (ci sarà da ridere) e i Kantidos (con un mini concerto).

Simeone Latini - Actor - e-TALENTA

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone

Sabato 18 marzo ore 18:30, ingresso con donazione libera e volontaria (no prenotazioni) presso la Silvery Fox Factory, via Dolcetta 12, Cagliari.

La serata è interamente dedicata alla raccolta fondi per rendere il Pride 2023 accessibile alle persone con disabilità grazie ad Arc Cagliari, UnicaLGBT e a tantə amicə sponsor:

– Is Molentis OCR e functional training;

– Lux Photo Art di Claudia Giuseppetti;

– Manu’s Style;

– Porky’s sexy shop

– Archeo Labor

Durante la serata saranno messi in palio i premi offerti dagli sponsor oltre che due biglietti per la nuova edizione di “Hole of fame” firmata da Ga’: “United States of Alexa” (qui maggiori info).

E insieme a noi anche: il notaio Andrea Oro e la notaia Ilenia Cugis; la drag queen Pharaona Clefertiti Goggi; Miss Frociarola 2022 Elisabetta Randaccio; La Professoressa Maria Gabriella Cotza; Giannina Giannelli; Lisetta Fragu; Angiulleddu; Kelly Missing; Marcella Marcella.

Durata: 90 minuti.

Ecco a voi – seconda serata – 18 marzo

Ferai Teatro di Ga’ e Andrea Ibba Monni presenta “Ecco a voi – seconda serata”, uno spettacolo comico di Andrea Ibba Monni con Francesca Cabiddu e Katia Massa.

Ospiti d’onore l’attore Simeone Latini e il gruppo musicale Kantidos.

Sabato 18 marzo ore 18:30 (durata: 90 minuti)

Ingresso gratuito con donazione libera (no prenotazioni) presso la Silvery Fox Factory, via Dolcetta 12, Cagliari.

E insieme a noi anche: il notaio Andrea Oro e la notaia Ilenia Cugis; la drag queen Pharaona Clefertiti Goggi; Miss Frociarola 2022 Elisabetta Randaccio; La Professoressa Maria Gabriella Cotza; Giannina Giannelli; Lisetta Fragu; Angiulleddu; Kelly Missing; Marcella Marcella.

La serata è interamente dedicata alla raccolta fondi per rendere il Pride 2023 accessibile alle persone con disabilità grazie ad Arc Cagliari e a tantə amicə sponsor:

  • Ferai Teatro
  • Manu’s Style parrucchiera
  • Porky’s sexy shop
  • Archeo Labor
  • Lux Photo Art di Claudia Giuseppetti
  • Is molentis O.C.R. e functional training

Durante la serata saranno messi in palio i premi offerti dagli sponsor oltre che due biglietti per “Hole of Fame – United States o Alexa”, la nuova produzione di Ga’ per Ferai Teatro in scena il 25 marzo alle ore 19:00.

 

Ecco a voi – prima serata

Ferai Teatro di Ga’ e Andrea Ibba Monni presenta “Ecco a voi – prima serata”, uno spettacolo comico di Andrea Ibba Monni con Francesca Cabiddu e Katia Massa.

Ospite d’onore la drag queen Amanda No.

Sabato 21 gennaio ore 19:00, ingresso gratuito con donazione libera (no prenotazioni) presso la Silvery Fox Factory, via Dolcetta 12, Cagliari.

La serata è interamente dedicata alla raccolta fondi per rendere il Pride 2023 accessibile alle persone con disabilità grazie ad Arc Cagliari e a tantə amicə sponsor:

– BallysmòS asd;

– Black wave;

– Federica Pittau;

– Francesco Cossu;

– Manu’s Style;

– Rainbow City Café.

Durante la serata saranno messi in palio i premi offerti dagli sponsor oltre che quattro biglietti per i due nuovi spettacoli di Greta Sofia: “Diva” e “Furore”, le nuove produzioni di Ferai Teatro per la primavera 2023.

Durata: 90 minuti.

Ferai Teatro: “Hole of fame” di Andrea Ibba Monni

Vogliamo che siate parte attiva e vitale e che possiate letteralmente entrare dentro le nostre storie. Non vogliamo emozionarvi, non ci basta più: vogliamo portarvi dentro, in profondità, insieme a noi.

Ferai Teatro presenta la prima edizione di “Hole of Fame” di Andrea Ibba Monni, un vero e proprio viaggio che comincerà nel momento della prenotazione e terminerà il giorno dopo il nostro incontro. Ma non vogliamo svelarvi tutto e subito, lo scoprirete…

Con (in ordine di apparizione): Davide Sitzia, Andrea Mura, Andrea Oro, Claudia Congiu, Matteo Genco, Cristian Casanova, Giulia Maoddi, Clotilde Cocco, Andrea Vargiu, Francesca Cabiddu e Ga’.

Saranno ammesse un massimo di venti persone alla volta.

Date e orari:

sabato 7 maggio – prima recita alle ore 19:00, replica alle ore 21:00;

domenica 8 maggio – spettacolo unico alle ore 19:00;

sabato 14 maggio – prima recita alle ore 19:00, replica alle ore 21:00;

domenica 15 maggio – spettacolo unico alle ore 19:00.

Il biglietto unico costa 10 euro e si può acquistare esclusivamente presso la Silvery Fox Factory, via Dolcetta 12 a Cagliari, nei giorni e negli orari concordabili telefonicamente al 3755789748 (non sarà possibile acquistare il biglietto nei giorni di spettacolo)*

*I biglietti prenotati dovranno essere ritirati entro le giornate di venerdì 6 (per il primo week end di recite) e venerdì 13 (per l’ultimo week end di repliche)

Il teatro che sarà: Just Kiddin’

Potete sostenerci cliccando qui sopra e seguendo le istruzioni

Uno dei progetti che abbiamo in ballo per questo nuovo corso della vita e quindi del teatro è la collaborazione con il gruppo Stand Up Comedy Sardegna (qui il loro canale YouTube con video divertentissimi). Avremo il piacere di ospitare una rassegna nazionale di stand up comedy: avremmo dovuto cominciare questo fine settimana con “Maleducazione” di Valeria Pusceddu ma l’appuntamento è solo rimandato, promesso!

I migliori nomi della scena sarda e italiana, alla Silvery Fox Factory, a Cagliari in via Dolcetta 12, distanziati, con le mascherine, con le mani igienizzate e misurazione della temperatura all’ingresso. Non vediamo l’ora di poter ripartire per annunciarvi tutte le date. Stiamo tenendo i comici in freezer per scongelarli al momento opportuno. Non mancate!


Le voci degli artisti: Andrea Andrillo (di Andrea Ibba Monni)

Come posso essere imparziale nel parlare di Andrea Andrillo? Non posso, non voglio. Lo amo e lo ama chiunque lo conosca e chi non lo conosce non ha idea di che sfortuna lo ha colpito. Artisticamente si può rimediare iscrivendosi al suo canale YouTube (CLICCA QUI) umanamente basta andare a una sua serata, perché come i più grandi, i grandissimi, lui è avvicinabilissimo. Un difetto ce l’ha ed è imperdonabile: si sottovaluta troppo.

ANDREA IBBA MONNI – Oltre che a livello umano io ti stimo tanto dal punto di vista professionale e come scriverò nell’intervista sei uno dei pochi intervistati con cui mi sento davvero a mio agio perché ti vivo molto vero, pulsante nel panorama musicale. Quindi le domande arrivano da un fan oltre che da un collega artista, sappilo. La prima domanda è una richiesta d’aiuto: siccome non voglio farti alcun santino cosa posso scrivere di Andrea Andrillo per chi non ti dovesse conoscere …ma anche per chi ti conosce solo musicalmente?

ANDREA ANDRILLO – Mi presento, tecnicamente sono un cantautore, ma soprattutto credo di essere un cantastorie.

Quali storie canti? Come le scegli o come “arrivano”?

Me lo sono chiesto diverse volte.. credo che in questa mia maturità a tratti tormentata avessi bisogno di cantare le persone “insufficienti”. Ho cantato l’amore di un padre sordo che non può cantare per sua figlia; ho cantato le persone ormai prive di una lingua che non riescono a comunicare in un mondo che affonda in Atlantide prima della pioggia. Ho cantato l’angoscia del migrante in Deserti di sale tutto questo in realtà è parte di un quadro più ampio, che col tempo si sta delineando. Forse sto solo cantando le storie dei nostri giorni, compresa la mia.

Qual è la tua storia? Immagino non abbia voglia di raccontarmela ma puoi dirmi almeno se è una storia a lieto fine? È una commedia? Una tragedia?

Il lieto fine, che io sappia, esiste solo se si impara a morire serenamente. La mia storia fin qui è stata una ricerca, però. A fasi alterne, con clamorose cadute, interruzioni nel percorso, problemi fisici che sembravano di volta in volta sempre più pesanti, addii e “ups, sono tornato” …
Nel frattempo ho capito che la mia ricerca come cantante – e come musicista in senso più ampio – era in realtà un bisogno di far chiarezza, di scoprire ciò che mancava.
E così “cercando la voce”, cercando il suono della mia voce, poco alla volta ho trovato me stesso. E mi sono accorto che non si è trattato di una ricerca tecnica, quanto di una ricerca spirituale. Ora, a ben 50 anni, debuttante a 49, con già due dischi da solista alle spalle in due anni, mi appresto a chiudere un cerchio .. e forse a iniziare un’altra fase del viaggio
… almeno credo. Il futuro non è scritto.. non del tutto: è un documentario. Tipo quelli con gli orsi in letargo, le anatre ferite dai cacciatori, il sole che sorge, la pioggia che tempesta la foresta e le formiche che balzano indaffarate da una parte all’altra per non affogare.

Debuttante a 49 anni?

Il mio primo disco è del 2018, otto luglio, il giorno del mio 49simo compleanno. Andrillo nasce fra il 2013 e il 2015 .. piano piano si definisce nel suo stile, mi salva la pelle, perché Andrillo è uno spiritello stronzetto che a volte fa cose belle; e a 49 anni debutta in grande stile. Roba mica da poco eh!

Andrillo” perché? Cosa vuol dire?

Solo un nomignolo che casualmente mi è stato affibbiato da un collega quando lavoravo nel nord Sardegna. Arrivato a Cagliari, convinto che non avrei mai più suonato o scritto canzoni, mi sono dedicato alla musica altrui. “Andrillo” nasce quindi come speaker per una radio web, Radio Level One, nel .. boh? 2011? Non me lo ricordo più. Mi serviva un nome che non fosse il mio nome vero, perché avevo appena iniziato un nuovo lavoro e non sapevo se fosse saggio mischiare la mia vita artistica e privata con la vita lavorativa. Mi è tornato in mente il nomignolo e l’ho usato. Faceva e fa ridere. Ma se lo ricordano tutti. Poi la cosa curiosa è stato ricevere messaggi da alcuni “Andrillo” (veri!) dal Brasile.. ma non sono mai riuscito a spiegare che non eravamo cugini lontani, perché non parlo portoghese e loro non capivano l’inglese. E così la tribù, almeno virtualmente, è diventata subito cosmopolita.

Avevi smesso di suonare?

È successo molte volte. Il mio non è stato un percorso lineare. Non sono mai stato un professionista. Le band di cui facevo parte, il rock elettrico, i due dischi delle mie vite precedenti a questa..i fallimenti, i successi, le pause …tutto è stato prezioso. I fallimenti sono stati i miei più grandi maestri. Ne avrei anche fatto a meno, ma ora che sono me, che non sto in una band e che sono totalmente responsabile di tutto ciò che faccio, mi accorgo che nel rapporto col pubblico, nel mio pormi di fronte alla musica con rispetto, tutto ciò che ho vissuto è stato davvero prezioso.

Poi ci sono anche state pause “fisiche”, dovuti a problemi vari che non stiamo ad elencare; e pause dovute al lavoro, trasferimenti.. tutto fino a che non ho deciso di fare da solo. La grande conquista: credere in sé stessi al punto di fare da soli. Anche questa è stata una grande conquista per me, per quanto possa sembrare banale dirlo così

Se e quando non suoni cosa fai ma soprattutto come stai?

Non benissimo, lo confesso. Il rapporto col pubblico è come una droga. Le persone che vengono ad abbracciarti, che ti parlano .. è tanta roba. Solo chi sa… sa.

Lavoro, bado ai figli, cerco di star sveglio e non addormentarmi in piedi, perché prima del Covid mi alzavo ogni giorno alle cinque per lavorare… Però poi la gioia di afferrare una intuizione, di mettere l’anima in subbuglio per scrivere un testo, o programmare un concerto.. in questi due anni che mi separano dal primo disco ho fatto decine e decine di concerti. Non vedo l’ora di tornare a farne altrettanti e molti di più.

Cosa fa sì che torni a comporre, a imbracciare la chitarra, a cantare dopo una pausa?

Un bisogno ..fisico. Forse le persone profondamente sole fanno questo, non lo so. Cercare di accarezzare il mondo, accarezzare le persone con ciò che hai dentro. Raccontargli storie, prestargli i tuoi occhi. Le mie non sono canzoni facili e io non sono un autore accomodante, piacione. Ma cerco di costruire attorno a me un mondo di relazioni, di persone che si incontrano. In questi anni ho visto persone speciali che vengono ai concerti, ti stanno vicine.. non è esattamente un pubblico, è una comunità, una bozza di comunità. E io ho bisogno di parlare a loro … e di ascoltare loro.

A proposito di ascolto come affronti il doppio ruolo di padre e artista nei confronti dei tuoi figli? Esiste l’esempio e l’educazione all’arte?

Certo, ma esiste anche l’eterna, atavica conflittualità padre – figli (soprattutto maschi), che fa sì che la musica di papà sia “noiosa”. Però poi quando vedono le persone che mi fanno i complimenti sono felici. Ma farli venire ai concerti.. una impresa! Dopo tutto per loro io non sono magia, io sono papà, quello che gli chiede dei fare i compiti e che gli frigge i sofficini a merenda.. non riescono a vedermi – e chissà se accadrà mai – come quello che è arrivato in città con la chitarra a cantare per noi .. Loro mi sentono cantare in casa, mi vedono con la chitarra che cerco di mettere su un pezzo nuovo.. per loro sono un semplice papà canterino. E va bene così, direi. È nell’ordine delle cose.

Come sei arrivato tu a capire che la musica era il tuo mezzo di comunicazione?

Ho iniziato molto presto, poi ho capito perché. Ho cercato di entrare in un gruppo metal a 15 anni, ma facevo talmente schifo.. poi a 17 ho messo su la mia band. E ho rovinato del tutto la voce. A 19 ho incontrato un Maestro, Bruno Lampis, un baritono che lavorava all’Ente Lirico di Cagliari, cui devo tutto, che mi ha insegnato la tecnica di base, che mi ha salvato la voce. E mi ha detto la famosa frase “cerca il suono”. E io ho cominciato a cercarlo, “come un bambino insegue un aquilone”, mi viene da dire .. E man mano che facevo enormi sacrifici per imparare a cantare mi chiedevo perché lo faccio? E ho capito che volevo parlare con le persone, sentirle vicino. Ma la svolta è arrivata quando non mi sono presentato davanti al pubblico per prendere, ma per dare qualcosa. È stato così che è nato Andrillo. E ho capito che la musica era e sarebbe sempre stata l’unica cosa che davvero alla fine ho fatto bene nella mia vita. Strano no? Anche un po’ romantico se vuoi, ma anche no.. chiaroscuri, come in tutte le vite.

A 15 anni cosa ti ha fatto dire “adesso faccio metal” invece che “adesso faccio danza” oppure “adesso faccio teatro” per esempio? La musica: perché?

Credo – ma lo dico per darmi un tono che “credo”, in realtà ne sono matematicamente certo, che fossi un ragazzino con un sacco di guai. Un ragazzino sostanzialmente solo, complicato, ferito. Credo stessi cercando solo di dire alle persone attorno “Hey, lo sapete che esisto?” E’ capitato che un ottimo gruppo già avviato, i Rod Sacred, con i quali mantengo rapporti di amicizia da allora (!) avessero bisogno di un cantante. Era il 1983 o 1984, Jurassic Drillo, capito ? E ho provato. Se dopo il primo provino mi avessero detto “no” e basta, avrei finito lì. Ma mi hanno detto “no, però torna che non siamo convinti del no”. Ed è cominciato tutto. Poi ho anche fatto teatro con Fueddu e Gestu, una compagnia talmente straordinaria che se stesse a New York sarebbero famosi in tutto il mondo. E però fare l’attore.. non riesco a fare l’attore. Mi spiego meglio: non riesco a interpretare il personaggio. Divento il personaggio. E praticamente non ho filtri, non ho difese. Mi può uccidere questa cosa e non ho intenzione neppure di provarci più.

“Se stesse a New York sarebbero famosi in tutto il mondo” e Andrillo invece?

Boh, avrebbe fatto lo stesso cammino frastagliato, ma come l’Andrillo che sta qui – che ha peraltro scelto di stare qui, dopo aver pure vissuto all’estero e persino un po’ a NY – come l’Andrillo che sta qui avrebbe finito con il ritenere più importante il cammino dell’anima al mero guadagno materiale o alla popolarità fine a se stessa.
In questi due anni ho visto il mio pubblico crescere esponenzialmente… ma non sono numeri. Sono persone, sono cammini che si incrociano. Non credo si possa parlare di “popolarità” in questi termini. Chi se ne frega di essere “popolare”. A me interessa questo calore, questo dialogo mai interrotto. E comunque se vuoi diventare famoso, vai, ti spogli alla stazione dei treni e fai l’elicottero per i passanti. Il tuo quarto d’ora di notorietà è assicurato!

Se ti dico che mi fa incazzare che tu non sia conosciuto come credo meriti cosa mi rispondi?

Che è un bel complimento, che ti fa male arrabbiarti per cose senza importanza e che il terzo disco sarà una figata assurda che ti lascerà di sasso e che va bene così.

Andrea Ibba Monni

Le voci degli artisti: Roberta Locci (di Ga’)

Roberta Locci è attrice, insegnante di recitazione, drammaturga, regista e aiuto-regista, ha una carriera dedicata alla formazione, alla ricerca – come dice lei stessa – non finalizzate a un punto di vista assoluto ma sempre in ascolto di un limite, uno sguardo diretto alle possibilità della ricerca. Nel curriculum di Roberta troviamo nomi celebri, da Claudia Castellucci, Else Marie Laukvik dell’Odin Teatret, Sainkho Namchylak, fino a Zigmunt Molik e questo solo per citare in modo riduttivo alcuni dei tanti, solo per farci l’idea di un’artista che in quanto tale non ha mai rinunciato alla formazione e al confronto continuo con realtà esterne e il cui lavoro ultimamente è direzionato particolarmente alla formazione dei più giovani (anagraficamente parlando) vediamo in che modo, nella nostra intervista.

GA’: Bene, come sai l’intervista verrà pubblicata su OFF il magazine online di Ferai Teatro e come sai ti ho promesso un’intervista assolutamente non-pretestuosa, ma partiamo da una domanda abbastanza pretestuosa per scongiurare il tutto, e la domanda è: Chi è Roberta Locci? Dovessi rispondere io per quel che so, ci sarebbero molte risposte diverse, tanti ambiti, la tua risposta invece… è ?

ROBERTA LOCCI: La risposta è credo semplice: sono quello che vedi tu, quello che vedono gli altri o ciò che non sempre si vede ma che in un modo o nell’altro si manifesta.

Ciò che non si vede, ma in qualche modo si manifesta, potrebbe sembrare un tema artistico che ti è caro più di altri? O sbaglio? Personalmente per esempio mi affascina il lato immateriale delle arti, musica, pittura astratta, arte concettuale in genere, è così anche per te? O … meno?

Sì direi di sì anche se non è assoluto, a volte trovo fascino e bellezza dove non avrei mai detto di poter trovare

Assolutamente, Zappareddu ad esempio (e tanti altri) affermava che “se ti prende, se ti è emoziona” è sempre “primo teatro” che sia uno spettacolo performativo e tecnologico o che sia il più tradizionale Amleto russo. Andando su cose attuali, come stai passando questo periodo, mi fai una sintesi alla russa di come hai passato/passi da artista questa quarantena?

Mi sono FERMATA. Sono sospesa, non so come spiegarti il mio stato, è come se avessi bisogno di stare immobile a guardare. Leggo, guardo film, imparo a cucire, e faccio la badante provvisoria.

Saper cucire è utile in mille occasioni. La badante provvisoria? Dimmi dimmi

La badante è proprio un’esperienza, ho uno zio prete e una zia zitella che vivono insieme e sono entrambi molto vecchi. In questo periodo sono stati “abbandonati” dalla signora che si occupava di loro. Ora ci vado io un giorno sì e uno no. Occuparsi di due corpi fragili e inermi è toccante. Gioco a palletta con lo zio e faccio dipingere la zia. Un mondo sospeso anche il loro.

Un’esperienza, decisamente. A me capita che, avendo più tempo, che oltre allo studio personale, ci sia anche uno strano ascolto, un ascolto diverso della creatività, a te sta capitando? Sentire che ci sono idee nell’aria, che anche se sei ferma c’è qualcosa che cova da qualche parte, oppure è solo un “ferma ferma ferma”?

Per quanto riguarda l’ascolto di ciò che accade è confuso. Mi ritrovo a volte infastidita da alcune idee di “ripresa”, ma la mia testa non è ferma.

Senti, mi racconti, così come ti viene un’esperienza artistica che ti ha segnata, ma che non rifaresti e una che invece rifaresti anche adesso.

Un’esperienza che mi ha segnata… Ora mi/ti spiazzo. Il lavoro con la scuola Meucci lo scorso anno: un lavoro laboratoriale difficilissimo ma che mi ha fatto capire di cosa mi voglio occupare. Ormai da anni sono proiettata al lavoro con e per i giovani e giovanissimi. Scontrarmi con una realtà giovanile così complicata ha risvegliato in me la voglia di cambiare il mondo. Quella che ti spinge verso il processo artistico, la voglia di sporcarti le mani, senza patine, senza voler mostrare, con onestà profonda, intima. Lavorare per dare uno strumento in mano ad altri “di poter dire” per poter esistere fuori dall’etichetta comune. Ecco un po’ questo, l’esperienza artistica che non rifarei invece non te la dico!

Posso almeno immaginarla? Forse posso.

Beh, hai scelta. Scherzo!

Per concludere, visto che il tempo è poco, ti chiedo proprio questo, il tuo prossimo lavoro quindi sarà orientato in tal senso, aldilà che ora siamo fermi, ma la testa no, l’obiettivo è rilavorare con giovani con cui studiare questi strumenti o prenderai qualcosa anche “per te” per un tuo lavoro in solitaria o in compagnia?

Beh lo sguardo è in quella direzione ma non è assoluto. Uso il termine sguardo non a caso. È il suo limite ciò che mi interessa. Quello che di solito non vediamo perché impegnati a mettere a fuoco ciò che ci appare come immagine principale, in fondo qualsiasi progetto affronterò ruoterà sempre sugli stessi concetti. Io lavoro sempre sulle stesse cose in fondo.

Il Teatro racconta le cose della vita, limitate e sempre quelle, ma appunto, non è il concetto, è probabilmente il come, è il limite, lo sguardo di cui parli ciò che fa dire “ricercare ha senso.” Io direi che siamo stati bravissimi a stare nei brevi tempi a disposizione, spero che parleremo dei reciproci “sguardi” presto di persona, anzi, non presto: ma nel tempo giusto.

GA’

Le voci di Ferai: Andrea Mura (di Roberta Mossa)

Ciao Andrea, come sempre, parlaci un po’ di te: come ti presenteresti ai nostri lettori?

Ho 37 anni, nella vita faccio il parrucchiere ma sempre ho svariati hobby in campo artistico, penso alla pittura e al disegno ma anche la costruzione di oggetti, il cosplay, la fotografia, la scrittura e tanto altro, e da qualche anno mi sono avvicinato al teatro. Ho partecipato a varie produzioni Ferai sia come allievo di laboratorio che come regista e attore/performer di alcuni spettacoli di compagnia.

Come hai iniziato a fare teatro?

La risposta è buffa. Ero in un chiosco del Poetto e ho incontrato Andrea Ibba Monni e Ga’. Seguivo già Ferai come spettatore da tempo e mentre chiacchieravamo hanno invitato me e Fabrizio Ippoliotti a partecipare alla lezione di prova della classe di laboratorio la Fenice. Da li… Beh è partito il delirio! Il primo anno ho fatto tre spettacoli, due con la Fenice e uno con la classe del venerdì che faceva commedia musicale. Ho sempre visto spettacoli di vario genere, da quando andavo a scuola alle medie però non avevo mai pensato di recitare. È nato tutto per caso, ma non mi sono mai pentito di aver iniziato… Anche se la mia prima esperienza recitativa fu come tamburino, avevo 8 o 10 anni, per una recita in chiesa! (ride)

La tua esperienza più importante?

Dal punto di vista recitativo mi ha colpito molto sia “Libera nos a malo” (recitavo la parte di Guido Lobina), sia lo Spaventapassere di “Wonderful Oz”. Due personaggi totalmente diversi con cui ho dovuto cimentarmi in due spettacoli consecutivi ma che mi hanno messo parecchio alla prova, entrambi da un punto di vista molto personale. Parlare di certi argomenti ti porta a mettere in discussione alcune cose della tua vita o approfondire dei lati totalmente estranei e non sempre lo capisci nell’immediato: a volte arriva tempo dopo, come una eco lontana. Però ti rimane dentro. La scena tra Guido e Giovanni in “Libera nos a malo” mi colpì talmente tanto che piansi fisicamente sul palco. (Guido e Giovanni erano segretamente amanti e si dicevano addio, ndr). Da un punto di vista fisico, anche emotivo, ma sopratutto fisico, mi ha colpito molto “H168”. Fisico perché a causa di un dolore fisico che ho scoperto essere coliche renali, abbandonai lo spettacolo e rimpiango ancora il non averlo terminato. Ma mi dovevo fermare. L’arte si ferma quando viene meno il controllo del corpo.

Cosa pensi dell’arte performativa?

L’arte performativa ti permette di comunicare utilizzando mezzi multipli, mi piace soprattutto questo aspetto. Puoi utilizzare molteplici materiali, molteplici insiemi artistici mischiando tutto… mi spiego meglio: puoi ballare mentre urli e costruisci qualcosa, o stare immobile o costruire un’installazione in cui vivere qualche attimo indimenticabile o riflessivo. Collegandomi ad “H168” penso a “The Buddah’s Hideway” la caverna che ho fatta di luce e origami.

E… riguardo “H168”?

La mia esperienza in “H168” non la saprei definire. Se mi chiedi se mi aspettavo di vivere quello che ho vissuto ti dico a mente fredda assolutamente no. Sicuramente mi ha colpito, anche artisticamente: ho capito che alcune cose che uno ha in mente non sempre riescono nella pratica come le avevi immaginate, non sempre la gente capisce cosa vuoi dire o ti vive passivamente come spesso si fa nei musei. Ma il bello dell’arte performativa è anche quello! “Rapsodia:Stamina” era concepita diversamente, anche se ho partecipato in minima parte, per me è stata un esperienza più “lineare”, usiamo questo termine.

Concordo sul fatto che “H168” sia stata un’esperienza imprevedibile! Hai dei progetti per il futuro riguardo – anche – il teatro performativo?

Sì, sto lavorando a un progetto, momentaneamente sospeso causa Covid-19 per rischio di assembramento sul palco (ride). È un progetto che sto portando avanti con Ga’, anche a livello di regia e sviluppo perfomance, con la collaborazione di alcuni membri dello staff e un performer esterno a Ferai. Per quanto riguarda i temi trattati, ma non voglio anticipare nulla, sono molto attuali in questo periodo. Spero prima o poi si possa riprendere il lavoro. Il mio rapporto con l’arte è variabile e vario, spazio in molti ambiti in base all’ispirazione e al periodo. La performance teatrale aiuta anche a conciliare tutte queste cose.

Come stai lavorando alla regia di questo progetto? Cosa consiglieresti a chi affronta l’esperienza di regista per la prima volta?

La regia di questo spettacolo sarà un po’ elaborata, poi il progetto è nato da poco tempo perciò ci sono tante cose che dovranno cambiare, è un lavoro che si effettua in corso d’opera. La mia prima esperienza di regia è stata molto particolare: per “Vincenzo, l’uomo diventato Santo” non avevo nessuna nozione di regia, mi sono ispirato ad altre cose che avevo visto ma alla fine come prima esperienza credo sia uscito un lavoro discreto. Solo con “Vincenzo, l’uomo diventato Santo” ho affrontato un’esperienza di regia individuale, adesso invece, sia con “TV all you can eat” (titolo provvisorio) che con lo spettacolo performativo mi sto confrontando con la regia collettiva, che forse è più semplice da un certo punto di vista perché hai la possibilità di confrontarti con altre persone e si riesce a focalizzare meglio attenzioni e idee. Sto ancora esplorando il mondo della regia, l’unico consiglio che darei sulla base della mia esperienza è questo: la prima idea spesso si rivela la migliore e se è forte bisogna portarla avanti. Vedere spettacoli con un occhio diverso aiuta ad imparare tanto e a dare suggerimenti. Sicuramente è più facile gestire una regia per se stessi, rispetto ad una regia che comporta il dirigere altre persone. Gli errori e i fallimenti, come i successi, fanno crescere e capire come non ripetere gli stessi “errori”. Ma la parola errore è relativa, preferisco la parola esperienza.

Roberta Mossa

La paura è un peccato – Ferai Pride 2020

Ferai Teatro presenta “La Paura è un peccato” scritto, prodotto e diretto da Ga&Andrea Ibba Monni per Queeresima e Sardegna Pride 2020

Tra venerdì 26 e domenica 28 giugno verranno messi on line qui otto video:

“Tutti i colori dell’arcobaleno”;

“Un milione di ragioni”;

“Ci vediamo al Pride” (diviso in tre parti);

“Quando la notte è più lunga di qualsiasi giorno”;

“È il rumore di una forcina caduta per terra”;

“Marcire o marciare”.

Un excursus narrativo sulle ragioni del Pride, sulle origini e i perché, sulle storie di cronaca dall’Omocausto ai giorni nostri. Ma ci sarà spazio anche per i sorrisi e le risate grazie alla satira e alla comicità.

Un progetto no-budget nato dalla voglia di dare un piccolo ma onesto contributo anche quest’anno, in un periodo in cui i teatri erano chiusi per il lockdown ma la voglia di esprimersi era comunque tanta.

“Tutti i colori dell’arcobaleno” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attore: Andrea Ibba Monni; montaggio di Andrea Oro.

“Un milione di ragioni” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attore: Andrea Ibba Monni, cantante: Manuela Angius; canzone: “Million reasons” (di Lady Gaga, Hilary Lindsey e Mark Ronson); montaggio di Ga’.

“Ci vediamo al Pride!” (diviso in tre parti) Autori e attori: Andrea Ibba Monni e Silvia Saba; montaggio di Ga’.

“Quando la notte è più lunga di qualsiasi giorno” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attori: Andrea Ibba Monni e Giorgia Barracu; montaggio di Ga’.

“È il rumore di una forcina caduta per terra” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attore: Andrea Ibba Monni; montaggio di Andrea Oro.

“Marcire o marciare” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attori: Francesca Cabiddu, Ilaria Traverso, Andrea Oro e Andrea Ibba Monni; cantante e musicista: Andrea Spiga; canzone: “Can’t help falling in love” (di George Weiss, Hugo Peretti e Luigi Creatore); montaggio di Andrea Oro.

Ringraziamo: Giulia Maoddi, Marco Carrus, Consuelo Perra, Alessandro Murtas, Andrea Mura, Roberta Plaisant, Claudia Congiu, Roberta Mossa, Ilenia Cugis, Davide Sitzia, Gianmarco Loi e tutt* coloro che ogni giorno vivono per rendere il mondo un posto migliore.