Quando nell’aprile del 2016 ho visto “Le sorelle Macaluso“ di Emma Dante a Cagliari, ho deciso di scrivere un dramma tutto sardo che potesse commuovere e coinvolgere il pubblico almeno quanto quel bellissimo spettacolo aveva toccato le mie ghiandole lacrimali. Nacque “Maria Gratia Plena“, una piece che piacque tantissimo sia al pubblico che lo vide che agli allievi attori della classe Drury Lane di Ferai Teatro che lo interpretarono.
Dallo spettacolo:
“Che pena che mi fai! Ma la tua colpa non è l’ignoranza bigotta che ti acceca: la tua colpa è che tu scegli di farti accecare. Non devi confessarti a un prete: devi parlare a te stessa, ma davvero! Guardali tutti! Guarda queste anime perse, guardati allo specchio, guarda il cadavere di Maria, di Maria piena di grazia.”
Ho scritto il seguito della storia e l’ho intitolato “Libera nos a malo” che andrà in scena a fine giugno a Cagliari all’interno della rassegna “Ferai/Pride”* (clicca qui) per celebrare i 50 anni dai Moti di Stonewall. Nella Cagliari degli anni ’30 del ventesimo secolo, dopo la tragica morte della giovane Maria Lobina (protagonista dello spettacolo del 2016) tutta la sua famiglia e le persone ad essa legate affrontano alcuni drammi scaturiti da questo omicidio. Viviamo un breve periodo di questo microcosmo e della vita dei suoi abitanti tra temi come l’omosessualità, la lotta di classe, l’incesto, la pedofilia, l’ignoranza di una comunità troppo chiusa in sé stessa per potersi emancipare: è ineluttabile declino di chi ha troppa fede nella religione e troppo poco coraggio in sé stesso.
Da “Maria Gratia Plena” nasce anche un altro spettacolo, non un seguito, bensì uno spin-off che segue uno specifico ramo dell’albero genealogico della dinastia dei Lobina. Ma de “Le Sciroccate” (ne parlo qui).
[Andrea Ibba Monni]