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La paura è un peccato – Ferai Pride 2020

Ferai Teatro presenta “La Paura è un peccato” scritto, prodotto e diretto da Ga&Andrea Ibba Monni per Queeresima e Sardegna Pride 2020

Tra venerdì 26 e domenica 28 giugno verranno messi on line qui otto video:

“Tutti i colori dell’arcobaleno”;

“Un milione di ragioni”;

“Ci vediamo al Pride” (diviso in tre parti);

“Quando la notte è più lunga di qualsiasi giorno”;

“È il rumore di una forcina caduta per terra”;

“Marcire o marciare”.

Un excursus narrativo sulle ragioni del Pride, sulle origini e i perché, sulle storie di cronaca dall’Omocausto ai giorni nostri. Ma ci sarà spazio anche per i sorrisi e le risate grazie alla satira e alla comicità.

Un progetto no-budget nato dalla voglia di dare un piccolo ma onesto contributo anche quest’anno, in un periodo in cui i teatri erano chiusi per il lockdown ma la voglia di esprimersi era comunque tanta.

“Tutti i colori dell’arcobaleno” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attore: Andrea Ibba Monni; montaggio di Andrea Oro.

“Un milione di ragioni” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attore: Andrea Ibba Monni, cantante: Manuela Angius; canzone: “Million reasons” (di Lady Gaga, Hilary Lindsey e Mark Ronson); montaggio di Ga’.

“Ci vediamo al Pride!” (diviso in tre parti) Autori e attori: Andrea Ibba Monni e Silvia Saba; montaggio di Ga’.

“Quando la notte è più lunga di qualsiasi giorno” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attori: Andrea Ibba Monni e Giorgia Barracu; montaggio di Ga’.

“È il rumore di una forcina caduta per terra” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attore: Andrea Ibba Monni; montaggio di Andrea Oro.

“Marcire o marciare” Autori: Ga’ e Andrea Ibba Monni; attori: Francesca Cabiddu, Ilaria Traverso, Andrea Oro e Andrea Ibba Monni; cantante e musicista: Andrea Spiga; canzone: “Can’t help falling in love” (di George Weiss, Hugo Peretti e Luigi Creatore); montaggio di Andrea Oro.

Ringraziamo: Giulia Maoddi, Marco Carrus, Consuelo Perra, Alessandro Murtas, Andrea Mura, Roberta Plaisant, Claudia Congiu, Roberta Mossa, Ilenia Cugis, Davide Sitzia, Gianmarco Loi e tutt* coloro che ogni giorno vivono per rendere il mondo un posto migliore.

Le voci di Ferai: Andrea Oro

Ciao Andrea, come è iniziata la tua passione per il teatro?

Quando ero poco più che un bambino alla RAI passavano le commedie di Eduardo De Filippo e le ho guardate tutte, da lì è iniziata la mia voglia di fare teatro. Poi nel 2005 ho provato a fare un corso di teatro con una compagnia di Cagliari. Mi ricordo che il primo giorno ci siamo riuniti tutti in platea e ad uno ad uno siamo saliti sul palco. Avevo sottolineato che non mi piaceva danzare e cosa mi hanno chiesto?

… di danzare, ovviamente!

Esatto, quindi me ne sono andato. Da lì non ne ho più voluto sentito parlare per 11 anni.

Però alla fine hai ricominciato…

Stavo in Australia nel 2014 e facevo il bracciante. Una notte ho sognato mio nonno che mi ha detto di tornare in Italia a fare quello che dovevo fare, ovvero il teatro e l’arte… Altrimenti non sarei mai tornato. Quindi mi sono iscritto ad Akroama e in quel periodo ho sentito parlare di Ferai tramite facebook da Andrea Ibba Monni, leggevo i suoi stati perché ero interessato alla scena e niente, lui diceva sempre che ‘chi non ha mai visto uno spettacolo di Ferai non può giudicare Ferai’ e mi sono incuriosito. In uno spettacolo (“Voci in una luce accecante” n.d.r.) c’era una bara vera in scena e sono rimasto folgorato, mi sono detto ‘ora voglio capire come funziona la compagnia’. Ho scritto ad Andrea e ho iniziato il mio primo laboratorio con la classe Odeon. Non me ne sono pentito.

Cos’è il teatro per te?

Diciamo che fa parte di una sorta di percorso spirituale tutto mio. Una vita fa ero quasi credente e feci un patto con colui che ritenevo essere “Dio”: gli chiesi di “regalarmi” una carriera artistica, non volevo altro. Da allora lavoro e faccio cose che cercano di portarmi in quella direzione, spesso sbagliando, inciampando ma comunque pare importi più il viaggio della destinazione, e fin’ora il viaggio è stato divertente e stimolante.

Progetti per il futuro e per coronare il tuo patto con Dio?

Continuare a fare quello che faccio, mettermi al passo con teatro e musica, creare e interpretare spettacoli nuovi che abbiano qualcosa da raccontare. Se non ho qualcosa da raccontare sto zitto. Comunicare tramite il teatro, che è la forma d’arte più completa, ha a che fare con tutte le forme d’arte.

Ecco, e riguardo le altre forme di espressione artistiche?

Beh riguardo l’arte contemporanea il panorama è molto ampio. Mi piace molto l’iperrealismo nella pittura, mi hanno insegnato che la tecnica è uno strumento importantissimo per esprimere ciò che si vuole. Mi piace molto Saturno Buttò, Lucien Freud, Francis Bacon, mi piace chi ha qualcosa da dire, non mi piace il pane carasau appeso, detesto chi imita senza innovare e chi pensa che l’Arte debba essere “carina”. Se è carina somiglia ad un centrino della nonna, è bello da vedere, sta bene in salotto ma non aggiunge molto alla discussione pubblica, e, fra le altre cose, penso che l’Arte in generale debba creare dibattito, suscitare domande e stimolare punti di vista differenti rispetto alla “media”.

Il tuo personaggio preferito tra quelli che hai interpretato?

Non ce l’ho un personaggio preferito… oh si ce l’ho, l’Omino di burro dello spettacolo “Dorra”. Un morto, un viaggiatore, sta facendo un viaggio nell’aldilà e si trova a fare i conti con i suoi peccati più gravi e si redime in un certo modo. Un viaggio dantesco, o perlomeno, questa è la mia idea dello spettacolo.

Roberta Mossa