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Fernweh – Baratto Teatrale 2021 – Ferai Teatro

Fernweh, desiderio dell’altrove è il progetto di Baratto Teatrale 2021 ideato e diretto da Ga’ per Ferai Teatro. Fernweh è una di quelle parole tedesche che non si possono tradurre come unica parola in lingua italiana, riassume la nostalgia di luoghi lontani e comprende il desiderio impellente di arrivarci fisicamente e mentalmente abbandonando le circostanze conosciute.

Quando e dove: Fernweh, desiderio dell’altrove è un’esperienza artistica che inizierà lunedì 12 luglio e terminerà a fine agosto 2021 e che si svolgerà in collaborazione con Domus de Luna presso il Teatro Dante, via Generale Cantore e successivamente in tutto il quartiere di Santa Teresa a Pirri.

A chi è rivolto: possono partecipare tutte le persone autonome e autosufficienti di tutte le età ed esperienze.

Prima fase: GATE (dal 12 al 30 luglio).

Gate” è un workshop artistico e chi chiede di partecipare verrà smistatə in uno dei seguenti quattro gruppi, ogni gruppo richiede una frequenza bisettimanale, ciò che cambia è la fascia oraria, pomeridiana o serale, secondo questo schema:

giorni: 12, 15, 19, 22, 26, 29 luglio:

  • GRUPPO 1 – SAMBHALA dalle 17:00 alle 18:45
  • GRUPPO 2 – IPERBOREA orari: dalle 19:00 alle 20:45

giorni: 13, 16, 20, 23, 27, 30 luglio:

  • GRUPPO 3 – AVALON dalle 17:00 alle 18:45
  • GRUPPO 4 – EL DORADO dalle 19:00 alle 20:45

Seconda fase: FLIGHT (agosto)

Flight” è la parte dedicata alla costruzione dello spettacolo “Fernweh” e si avrà accesso se si vorrà e se si potrà partecipare. Le date delle prove verranno concordate in seguito e a fine Agosto si andrà in scena.

Come si partecipa: la partecipazione all’intero progetto Fernweh, desiderio dell’altrove è interamente libera e gratuita a tutti i livelli: il Baratto Teatrale è uno scambio di esperienze ed emozioni.

Bisogna scrivere entro giovedì 8 luglio 2021 a [email protected] o via WhatsApp/Telegram/SMS al 3755789748 indicando:

  1. Dati anagrafici e contatti;

  2. Eventuali problemi fisici/motori che dobbiamo conoscere;

  3. A quale tra i gruppi Sambhala, Iperborea, Avalon e El Dorado puoi aderire (indicare almeno due gruppi);

  4. Perché vuoi partecipare al Baratto Teatrale 2021.

Attenzione:

È richiesta una tenuta sportiva fresca e pulita.

È obbligatoria la massima cura dell’igiene personale e il totale rispetto delle norme anti-Covid vigenti nel momento in cui si lavorerà al progetto.

Il percorso artistico:

Viaggiamo da sempre, forse non ci siamo mai fermati. Siamo forti perché accettiamo di essere fragili. Forza prima della debolezza. Il nostro non è il percorso di chi cade, ma di chi si rialza, è un viaggio, conta solo il percorso. Viaggio, prima della destinazione.

Abbiamo strappato le pagine dal libro delle danze per scriverne di nuove, ci abbiamo colorato sopra come bambini e ancora, vogliamo continuare a giocare fuori dai bordi e dai limiti.

Le domande dell’interprete sono le stesse dello spettatore.

Qual è il paese giusto per rinascere? La tua meta preferita più lontana nel tempo storico e nello spazio geografico? Qual è il tuo altrove, il tuo essere altro da ciò che sei? Come si comportano i figli della Terra, che caratteristiche hanno? Qual è il nome della tua Prigione? Come è fatto il terreno migliore su cui camminare e che forma ha la terra inesplorata dentro di noi?

Un gioco di elementi e visioni fuori norma: Fernweh, desiderio dell’altrove è aperto alle persone, ossia interpreti, passanti, professionisti, non professionisti. Pubblico e interpreti dovrebbero arrivare a essere la stessa cosa nello stesso momento o in momenti intercambiabili.

Fernweh, desiderio dell’altrove è uno spettacolo sulla norma non conforme, ha bisogno di energie e persone non uniformate ai cliché dell’attore o dell’artista, ha bisogno di un desiderio di collettività e comunità antico, antecedente al desiderio sociale, nutrito dalla forzata distanza sociale, insito nel rito primordiale e nell’infantile capacità di immaginare scenari lontani, molto, molto lontani.

Ga’: Ga’ compare nel mondo a partire dal 1986, si interessa al teatro grazie ai laboratori del suo liceo, non finirà mai di frequentarne anche esternamente, fino a debuttare come attore professionista e poi fondare Ferai Teatro nel 2007. Performer, scrittore, regista e insegnante di teatro. Ricerca un’arte scomoda, lontana dalle poltroncine di velluto, dallo stucco barocco, dal teatro della comodità. L’arte deve mettere alla prova e non deve dire tutto quello che sai, ma rappresentare tutto quello che sei.

Ferai Teatro: La compagnia nasce nel 2007 dall’incontro tra Andrea Ibba Monni e Ga’. L’unione delle loro esperienze dà vita al Baratto Teatrale, una serie di rappresentazioni teatrali gratuite che si svolgono in luoghi non convenzionali (strade, chiese, piazze, monumenti) e che prevedono uno scambio culturale tra la Compagnia e l’ambiente che le ospita. La compagnia ha una scuola di recitazione per tutte le fasce d’età che si chiama “Il mestiere dell’attore” e dal 2014 lavora per la ONLUS Codice Segreto con la quale crea le classi di laboratorio integrato per le diverse abilità. Negli anni collabora con alcune compagnie teatrali sarde e mette in scena spettacoli come “I monologhi della Vagina”, “Cuore di Tenebra”, “Io sono Bestemmia” ed “Eros Nero”.

Per maggiori approfondimenti sul Baratto Teatrale di Ferai CLICCA QUI

Le voci di Ferai: Ilenia Cugis (di Roberta Mossa)

Ciao Ilenia, parlaci un po’ di te: chi sei, come e quando nasce la tua passione per il teatro.

Ciao, Roberta! Mi chiamo Ilenia e ho 29 anni. Sono cresciuta in un paese piccolo e brutto che si chiama Capoterra, ma come tutte le infanzie passate in posti piccoli e brutti, nonostante mi sia trasferita a Cagliari a 17 anni, qualcosa di quella vita mi ha segnata per sempre. Sin da bambina ho avuto un forte interesse per l’arte e la letteratura, ho scritto il mio primo romanzo a 9 anni e ho sempre disegnato e dipinto. Ho perfino suonato la batteria in un gruppo punk rock durante l’adolescenza, che tempi! Poi un giorno, dopo la separazione dei miei genitori, mia madre è stata per un periodo coinquilina di Andrea Ibba Monni, che ho conosciuto nel 2006 quando io ero solo una adolescente, poco prima che lui incontrasse Ga’ e nascesse Ferai Teatro. Un pomeriggio del 2007 sono andata a vedere uno spettacolo in cui recitava Andrea, si chiamava “Voci nel Buio”, e per la prima volta assistevo a qualcosa che non fosse una di quelle commedie che ci portavano a vedere a scuola. Da lì il teatro ha iniziato a stuzzicarmi. Ma è stato il primo spettacolo di Baratto Teatrale, “Air Can Hurt You“, a Flumini, a farmi capire che c’era un buco nella mia vita che la scrittura, la pittura e la batteria non erano riusciti a colmare. Mi sono iscritta così al primo corso di recitazione di Ferai.

Il tuo primo personaggio teatrale?

In un laboratorio o in uno spettacolo?

Il primissimo!

Allora, il primo personaggio che ho interpretato è stato il Serpente de “Il Piccolo Principe“. Era il laboratorio nella chiesa di Santa Lucia che Andrea e Ga’ tenevano proprio agli inizi-inizi. Posso dire che ero veramente un cane e che non so cosa mi abbia fatto credere abbastanza in me da farmi continuare, perché ti giuro che il mio Serpente è stato il più triste esordio della storia.

Quanti anni avevi?

Diciassette! Era il 2008.

Piccolissima! Spero che ci siano dei reperti video!

Io spero di no!

E il tuo personaggio preferito tra quelli che hai interpretato?

Scegliere un personaggio preferito è molto difficile perché ci sono alcuni spettacoli e alcuni personaggi che ho interpretato che mi sono entrati dentro e che non sono mai più usciti. Ci sono alcuni giorni in cui apro gli occhi sul mondo ma gli occhi che apro non sono i miei, sono quelli di Medea. Ci sono notti in cui mi sveglio e sono Dorra e non riesco a dormire perché rivivo ricordi che non sono miei. Ho avuto tre profonde crisi con il teatro e con l’arte, durante la prima di queste, parlando con Ga’, gli dissi che forse il teatro non faceva per me, perché ciò che interpretavo mi si radicava dentro in maniera troppo profonda. E Ga’ mi aveva risposto “Potresti pensare che invece è proprio per questo che il teatro fa per te”.

Quindi è un lavoro molto introspettivo, e qui mi viene da chiederti, come crei un personaggio?

Innanzitutto analizzo le informazioni che ho a disposizione: il copione (se c’è un copione), il testo (se c’è un testo) e le indicazioni registiche. Comprendere il testo e comprendere le indicazioni della regia, è la base del mio lavoro. Poi si può passare alla seconda fase, quella di ricerca. Si tratta di un personaggio realmente esistito? Ne studio la vita, le opere, l’immagine. Si tratta di un personaggio della letteratura? Leggo tutto ciò che è stato scritto, cerco dipinti. E in tutto ciò, cerco chi ha già interpretato questo personaggio e studio come l’ha fatto. Il personaggio nasce proprio nella testa del mio regista e nessun altro l’ha mai creato prima? Approfondisco direttamente con il regista. La fase tre è quella di creazione vera e propria. A questo punto seguo due percorsi che devono andare di pari passo e sono strettamente intrecciati: il percorso tecnico e il percorso emotivo. Il percorso emotivo ha alla base quello che io e il personaggio abbiamo in comune, come esperienze e sentimenti, quindi è un percorso molto interiore. Il percorso tecnico mi serve per fare in modo che ciò che è interiore diventi anche esteriore, mi serve per trovare tecnicamente la voce, i movimenti, le espressioni, del personaggio, di modo che anche il pubblico capisca tutto il percorso emotivo. Se capita che io ne trascuri uno a discapito dell’altro e in quel caso, qualsiasi sia quello trascurato, il risultato è mediocre.

Un’ultima domanda Ilenia, so che stai preparando uno spettacolo (#Foodporn), mi sembra interessante questo rapporto tra teatro e cucina che so che è un’altra tra le tue passioni. Puoi raccontarci qualcosa? Senza spoiler, ovviamente!

#Foodporn nasce da un’idea di Andrea che ha reinterpretato, cambiato e riscritto alcuni aneddoti sulla mia vita e sulle mie ricette, creando un copione che io (e non solo io) ho trovato geniale fin dalla prima lettura! #Foodporn è un esperimento teatrale gastronomico, lontano dal modo in cui siamo abituati a vedere la cucina nello spettacolo, lontanissimo dai cooking show, molto vicino, invece, a quello che può succederti quando vai a casa di qualcuno che ti dice “oh no, sei arrivato così, all’improvviso! Non ho niente da offrirti!” E poi tira fuori dalla dispensa, dal frigo, dal forno, ogni genere di coccola culinaria, mentre ti racconta gli ultimi 30 anni della sua vita.

Molto figo, se non ho capito male prevede la partecipazione del pubblico che assaggerà le tue ricette… Non vedo l’ora di vederlo in scena! Grazie Ilenia per la chiacchierata, solo una piccola cosa: visto che fai parte anche del cast di FeraiExtravaganza, me lo dici almeno tu chi è la coniglia???!

Se guardi bene dentro di te, scoprirai che in fondo in fondo, la coniglia, sei proprio tu!

La mia Ferai – prima parte (di Andrea Ibba Monni)

Per sostenere la raccolta fondi a favore di Ferai Teatro in piena emergenza Covid ho registrato frettolosamente un video di tre minuti (questo qui) in cui ho cercato di contenere le mie emozioni dal momento che non sono riuscito a contenere capelli e occhiaie. Per cui eccomi qui: pettinatissimo e con un incarnato perfetto (auch! peccato non possiate vedermi eh!) ma col cuore libero da ogni ritegno. Signore e signori questa è la versione del tutto personale e inevitabilmente sentimentale di come e quando è nata Ferai Teatro nel 2007, scritta di getto, spontaneamente e come se non l’avessi già raccontata mille volte: ma questa è stata la mia prima (e fino ad oggi unica) svolta epocale di vita. Se non fosse successo tutto quel che sto per raccontarvi forse ora sarei un mediocre giornalista televisivo alla disperata ricerca del modo di partecipare a un reality qualunque.

Nel novembre del 2005 il grande Pierfranco Zappareddu mi taglia fuori dalla produzione “Nei sensi la vita” e ci resto così male che non lo sento per i sei mesi successivi finché leggo sul giornale che il suo nuovo spettacolo era stato “rimandato”. Lo chiamo, gli lascio un messaggio in segreteria in cui gli dico “se serve son qui” sentendomi Bruce Wayne che scruta il cielo di Gotham City. Una settimana dopo sono sul palco del Teatro delle Saline Akroama protagonista di “Che tu sia per me il coltello”.

Tra il pubblico un’ex attrice di Zappareddu: lei evidentemente più permalosa di me dato che non lo sentiva da vent’anni e proprio quella volta era tornata da lui. Questa ex attrice ora aveva velleità registiche e una produzione in ballo col Teatro Alkestis (tenete bene in mente questo nome) e voleva che io partecipassi al progetto. Così è stato: va in scena “Voci nel buio” nella cui produzione c’era un ragazzo di vent’anni, Ga’.

Da lì a poco ci ritroviamo a chiacchierare a lungo, decidiamo di vederci il giorno dopo e di andare in spiaggia a finire la conversazione: era l’8 luglio 2007 e per otto ore non facciamo altro che parlare stesi sulla sabbia l’uno accanto all’altro. Il giorno dopo la mia guancia destra e la sua sinistra presentano ustioni importanti, letteralmente: eravamo deturpati ma innamorati.

Ferai nasce praticamente subito: lui sta scrivendo una tesi per il DAMS di Bologna sul Baratto Teatrale dell’Odin Teatret, io lo porto da Zappareddu che si è formato in Danimarca con Eugenio Barba e che ha portato il Baratto in Sardegna. Ovviamente Pierfranco non se lo lascia scappare e insieme facciamo “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” ma questa è un’altra storia meravigliosa.

Stanchi di fare spettacoli d’altri? Forse. Più che altro con una gran voglia di fare cose nostre gli offro di partecipare come insegnante al mio laboratorio presso l’oratorio della Chiesa di Santa Lucia (ne parlerò in seguito) e scopro la generosità e la passione di un’anima più che bella. Va be’ avete capito che per me lui è tutto.

Abbiamo conosciuto la fame, la nostra spesa settimanale non superava mai i 10 euro (grazie ai migliori discount a disposizione), ci facevamo invitare spesso alla tavola di sua sorella Consuelo con una scusa o con l’altra per mangiare qualcosa di buono, lui faceva volantinaggio e ripetizioni di inglese, io facevo ripetizioni di qualunque materia (e diamine se li facevo sgobbare quegli asinelli!) ma soprattutto insieme facevamo teatro: “Sangue d’angelo” ed “Air can hurt you” i nostri primi lavori insieme.

Di seguito il dialogo accaduto per la scelta del nome della neonata compagnia:

IO – Come ci chiamiamo? Ci serve un nome!

GA’ – I nomi devono portare fortuna, dice Pierfranco…

IO – Il nome del primo spettacolo dell’Odin?

GA’ – Uhm, troppo cacofonico “Ornitofilene”

IO – Il secondo? Oddio che difficile “Min fars hus”

GA’ – Ma il terzo si chiama “Ferai

Eccoci, siamo nati. E ora volevamo fare la storia: la nostra personale, vera, lunga, tortuosa e perché no, magari quella dei libri di storia. Stiamo puntando alto? E allora miriamo alle stelle e ai pianeti se il cielo non basterà.

La storia continuerà.

Andrea Ibba Monni

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