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Per un futuro possibile (di Ga’ e Andrea Ibba Monni)

I teatri riaprono il 15 giugno!

Ma per fare cosa? Beh gli spettacoli che dovevano andare in scena in primavera e quelli nuovi che non vediamo l’ora di proporre al pubblico!

Ma chi ci andrà? Certo è che dopo due mesi e mezzo di lockdown forse la gente non muore dalla voglia di fare la fila (a un metro di distanza gli uni dagli altri!) per farsi misurare la febbre e per sedersi a vedere qualcosa (a un metro di distanza gli uni dagli altri!) con la mascherina addosso per tutto il tempo.

Che provvedimenti doveva prendere il Governo? Noi siamo teatranti, non uomini e donne di governo e per quanto la nostra arte sia politica non siamo in grado di dare suggerimenti in merito a una situazione inedita per tutti.

È difficile governare, ancor più difficile governare l’Italia, pressoché impossibile governare il Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo in Italia. Figuriamoci in piena emergenza sanitaria!

L’attenzione da parte del Governo (qualunque Governo, da quello statale a quello cittadino passando per Regione e Provincia, passati e presenti) non è mai stata delle migliori. Il teatro è un settore che non smuove grandi numeri a livello di elettorato, quindi non è certamente una priorità politica: eppure basterebbe conoscerlo un minimo per capire che come radicalizza l’anima il palcoscenico non lo fa nessuno.

L’arte ha un potere politico enorme ma la classe dirigente è totalmente impreparata in materia.

Il nostro obbiettivo è sempre stato il pubblico: vogliamo che la gente capisca, tocchi con mano una realtà diversa da quella che immagina, vogliamo abbattere il pregiudizio di cui soffre il nostro settore; ma finché ci si comporta da buffoni a corte si avrà quel tipo di considerazione.

ll teatro post-Covid sarà ancora più bello di prima perché se c’è una cosa che l’arte sa fare è reagire con vigore a una crisi: purtroppo o per fortuna resisteremo in pochi e questo non so se sia un bene o un male.

Stiamo valutando il da farsi, per ora consapevoli che è impossibile proporre uno spettacolo il 15 giugno perché dal 7 marzo siamo chiusi in casa impossibilitati a lavorare. Pare che dal 15 giugno si debbano tenere le distanze anche sul palco, misurare la temperatura a tutti, pubblico compreso. Per quali storie vale la pena fare questo rito sacrificale? Lavoriamo a livello creativo, cerchiamo di non farci cogliere impreparati: per troppo tempo abbiamo pensato al come, adesso è ora di pensare al perché. Vogliamo (da sempre) opportunità vere: non necessariamente soldi da investire ma anche solo spazi da utilizzare e soprattutto dignità lavorativa, rispetto.

Ga’ e Andrea Ibba Monni

La mia Ferai – seconda parte (di Andrea Ibba Monni)

Sono arrivato nella Chiesa di Santa Lucia a Cagliari quando la dirigeva con piglio sicuro e sorriso bonario il leggendario Don Pietro Meneghini. Enzo Parodo mi chiamò per recitare coi suoi ragazzi nel 2001 (finalmente!) e il Presidente della Compagnia Santa Lucia, Giorgio Mulas due anni dopo mi chiedeva se volessi provare a fare un laboratorio in oratorio. Dal 2003 al 2007 furono quattro anni importanti e fondamentali: quando nel 2007 chiesi a Ga’ di unire le forze e il laboratorio divenne a tutti gli effetti della neonata Ferai Teatro avevo già fatto molta esperienza e imparato dai parecchi errori (ancora ne avrei fatto e spero di poterne fare ancora tantissimi).

L’era di Ferai Teatro nella chiesa di Santa Lucia è la scusa per parlare delle prime due arrivate nello staff di Ferai: Ilenia e Giulia.

Feraiteatro Instagram posts - Gramho.com

Ilenia Cugis nasce nel 1991, definisce il teatro “cibo che sfama le sue personalità latenti e inespresse”.

Nel 2007 è fra il pubblico del primo spettacolo di Ferai Teatro, “Air Can Hurt You”, promette a sé stessa di diventare un’attrice di Ferai: dieci anni dopo è parte della compagnia. Attrice dello staff, si occupa anche di marketing e grafica.

Desidera che il teatro torni ad essere avanguardia, arte trainante nell’innovazione e nella nascita di nuovi movimenti artistici di commistione in quanto “unica forma d’arte che in sé rappresenta contenitore e contenuto.”

Giulia Maoddi (Jules934) su PinterestGiulia Maoddi, classe 1987, ha fatto del teatro il suo linguaggio e il mezzo col quale comunicare col resto del mondo.

Ha iniziato a studiare teatro nel 2007 in un corso universitario ed è entrata a far parte della scuola Ferai nel 2010.

All’interno della compagnia oltre ad essere attrice e performer si occupa del settore organizzativo e di quello informatico per il quale cura i testi. Auspica che il teatro del futuro sia più libero, innovativo e pop: un luogo dove fare arte, un luogo fresco e attivo lontano dall’idea di qualcosa di vecchio e desueto che in troppi oggi hanno.

Con loro e Andrea Mura andrà in scena uno spettacolo divertente sulla storia dell’Italia e della televisione italiana che avrebbe dovuto debuttare ad aprile ma che è solo rimandato!

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La mia Ferai – prima parte (di Andrea Ibba Monni)

Per sostenere la raccolta fondi a favore di Ferai Teatro in piena emergenza Covid ho registrato frettolosamente un video di tre minuti (questo qui) in cui ho cercato di contenere le mie emozioni dal momento che non sono riuscito a contenere capelli e occhiaie. Per cui eccomi qui: pettinatissimo e con un incarnato perfetto (auch! peccato non possiate vedermi eh!) ma col cuore libero da ogni ritegno. Signore e signori questa è la versione del tutto personale e inevitabilmente sentimentale di come e quando è nata Ferai Teatro nel 2007, scritta di getto, spontaneamente e come se non l’avessi già raccontata mille volte: ma questa è stata la mia prima (e fino ad oggi unica) svolta epocale di vita. Se non fosse successo tutto quel che sto per raccontarvi forse ora sarei un mediocre giornalista televisivo alla disperata ricerca del modo di partecipare a un reality qualunque.

Nel novembre del 2005 il grande Pierfranco Zappareddu mi taglia fuori dalla produzione “Nei sensi la vita” e ci resto così male che non lo sento per i sei mesi successivi finché leggo sul giornale che il suo nuovo spettacolo era stato “rimandato”. Lo chiamo, gli lascio un messaggio in segreteria in cui gli dico “se serve son qui” sentendomi Bruce Wayne che scruta il cielo di Gotham City. Una settimana dopo sono sul palco del Teatro delle Saline Akroama protagonista di “Che tu sia per me il coltello”.

Tra il pubblico un’ex attrice di Zappareddu: lei evidentemente più permalosa di me dato che non lo sentiva da vent’anni e proprio quella volta era tornata da lui. Questa ex attrice ora aveva velleità registiche e una produzione in ballo col Teatro Alkestis (tenete bene in mente questo nome) e voleva che io partecipassi al progetto. Così è stato: va in scena “Voci nel buio” nella cui produzione c’era un ragazzo di vent’anni, Ga’.

Da lì a poco ci ritroviamo a chiacchierare a lungo, decidiamo di vederci il giorno dopo e di andare in spiaggia a finire la conversazione: era l’8 luglio 2007 e per otto ore non facciamo altro che parlare stesi sulla sabbia l’uno accanto all’altro. Il giorno dopo la mia guancia destra e la sua sinistra presentano ustioni importanti, letteralmente: eravamo deturpati ma innamorati.

Ferai nasce praticamente subito: lui sta scrivendo una tesi per il DAMS di Bologna sul Baratto Teatrale dell’Odin Teatret, io lo porto da Zappareddu che si è formato in Danimarca con Eugenio Barba e che ha portato il Baratto in Sardegna. Ovviamente Pierfranco non se lo lascia scappare e insieme facciamo “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” ma questa è un’altra storia meravigliosa.

Stanchi di fare spettacoli d’altri? Forse. Più che altro con una gran voglia di fare cose nostre gli offro di partecipare come insegnante al mio laboratorio presso l’oratorio della Chiesa di Santa Lucia (ne parlerò in seguito) e scopro la generosità e la passione di un’anima più che bella. Va be’ avete capito che per me lui è tutto.

Abbiamo conosciuto la fame, la nostra spesa settimanale non superava mai i 10 euro (grazie ai migliori discount a disposizione), ci facevamo invitare spesso alla tavola di sua sorella Consuelo con una scusa o con l’altra per mangiare qualcosa di buono, lui faceva volantinaggio e ripetizioni di inglese, io facevo ripetizioni di qualunque materia (e diamine se li facevo sgobbare quegli asinelli!) ma soprattutto insieme facevamo teatro: “Sangue d’angelo” ed “Air can hurt you” i nostri primi lavori insieme.

Di seguito il dialogo accaduto per la scelta del nome della neonata compagnia:

IO – Come ci chiamiamo? Ci serve un nome!

GA’ – I nomi devono portare fortuna, dice Pierfranco…

IO – Il nome del primo spettacolo dell’Odin?

GA’ – Uhm, troppo cacofonico “Ornitofilene”

IO – Il secondo? Oddio che difficile “Min fars hus”

GA’ – Ma il terzo si chiama “Ferai

Eccoci, siamo nati. E ora volevamo fare la storia: la nostra personale, vera, lunga, tortuosa e perché no, magari quella dei libri di storia. Stiamo puntando alto? E allora miriamo alle stelle e ai pianeti se il cielo non basterà.

La storia continuerà.

Andrea Ibba Monni

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Sostieni Ferai – cos’è successo

Siamo Ferai Teatro, una compagnia teatrale attiva a Cagliari e in Sardegna dal 2007 e ci troviamo a dover affrontare un momento molto difficile a causa della pandemia che ha colpito tutto il mondo. 

Ci siamo sempre autofinanziati grazie ai progetti che abbiamo portato avanti in questi anni, non abbiamo mai percepito i contributi che la Pubblica Amministrazione dà al mondo della Cultura perché abbiamo sempre potuto contare sulle risorse guadagnate dal nostro stesso lavoro: un lavoro che ora, nostro malgrado, è fermo.

In questo periodo in tanti avete chiesto come poterci aiutare e per questo abbiamo deciso di creare una campagna di raccolta fondi, al fine di affrontare le spese del nostro spazio, la Silvery Fox Factory in via Dolcetta 12 a Cagliari: grazie al vostro aiuto potremo coprire le spese di affitto e utenze e appena possibile potremo riprendere le nostre attività e iniziare ad avviare tutti i progetti futuri (tutte cose di cui vi parleremo man mano nelle prossime settimane).

Lo staff della compagnia ha deciso di contraccambiare ogni donazione con un regalo scegliendo ed inviando di volta in volta ai nostri donatori qualcosa di noi: un copione oppure un video dei nostri spettacoli storici, o una foto di scena, regaleremo un servizio fotografico (da realizzare quando sarà possibile incontrarsi), oppure vari audio racconti, ritratti, disegni, dipinti oppure performance in live streaming con chi fa la donazione. 

Estremi per la donazione:

INTESTATARIO: Ferai Teatro;

IBAN: IT-86-W-03268-04800-052540475180;

CAUSALE: donazione da (nome e cognome)*

*Se volete avere il nostro regalo di ringraziamento dateci modo di rintracciarvi! Le donazioni non avranno tag social (se non esplicitamente richiesto) al fine di tutelare la privacy di chi dona.A