Archivi tag: staff

La mia Ferai – quinta parte (di Andrea Ibba Monni)

È il 2015 quando un gruppetto di ragazz* dell’Università di Cagliari ci propone una collaborazione per la loro neonata associazione che si chiama UnicaLGBT. Nascono progetti di laboratori gratuiti trimestrali per gli associati e esperienze di teatro per i Diritti Civili, sono anni meravigliosi di progetti entusiasmanti che vedono coinvolto un numero sempre crescente di partecipanti: “Basta che succeda: Teatro per sentinelle in piedi, vedette sedute e guardiani sdraiati” è il primo progetto; nel 2016 è la volta di “Le avventure di Finocchio” dall’opera di Carlo Collodi; seguirà “Niente e così sia” del 2017 e “Quel giorno sulla Luna” del 2018.

Sono anni in cui lavoro e vita si mescolano come non mai, anni in cui raccogliamo testimonianze crude, qualche lacrime, vari coming out e tantissime risate, abbiamo conosciuto tanti amori e purtroppo anche la morte (quella di Simone che ho ricordato qui).

In questi anni ricchi di emozioni sono arrivat* tre dei membri dello staff di Ferai Teatro: Simone, Claudia e Davide, tutt* e tre per il progetto “Le avventure di Finocchio”.

Simone Cogoni, classe 1994, inizia l’esperienza teatrale proprio con Ferai, spinto dal desiderio di mettersi in gioco. All’interno dello staff è attore e performer e si sta formando in altri ambiti. Vede il teatro come l’arte che più di tutte consente l’esplorazione, l’approfondimento e la condivisione delle emozioni, e spera che in futuro possa svilupparsi verso una commistione sempre più ampia tra i diversi linguaggi artistici, oltre che in uno spazio più cosciente, più personale, anche oltre il limite tradizionale del palcoscenico. Ha partecipato come professionista a “La Passione che ha salvato il mondo”“RAPSODIA:STAMINA” 

Claudia Congiu nasce a Cagliari nel 1993. Il teatro per lei è una passione, un hobby, una valvola di sfogo, un mezzo dinamico, efficace e diretto per trasmettere un messaggio. Ha frequentato diversi laboratori scolastici prima di arrivare a Ferai Teatro. Attrice e membro dello staff informatico, attualmente si prepara per i nuovi progetti. Vorrebbe che il teatro fosse un mezzo “didattico” ossia che servisse per imparare in maniera meno noiosa e più diretta. Nel suo curriculum da professionista la partecipazione a “Fuorisede: un Natale Fuori!”“RAPSODIA:STAMINA” 

Davide Sitzia nasce nel 1994 e si avvicina al mondo del teatro con Ferai per iniziare a dare sfogo a quello che dentro di lui è sempre stato un forte desiderio: recitare. Per lui il teatro è la condivisione in forma artistica di una vita interiore e spirituale in grado di emozionare ed arricchire le persone. Nel suo curriculum da professionista la partecipazione a “Fuorisede: un Natale Fuori!”“RAPSODIA:STAMINA” 

La mia Ferai – quarta parte (di Andrea Ibba Monni)

Nel 2014 accade qualcosa: iniziamo a trovarci a disagio in un posto che non ci apparteneva del tutto. È l’anno in cui nascono i primi problemi con la gestione dello spazio in via Ada Negri, l’anno in cui proviamo a collaborare con una scuola di danza ma capiamo che dobbiamo assumerci tutte le responsabilità e firmare ogni errore, ogni fallimento solo col nostro nome.

Troviamo subito uno spazio: un seminterrato di quasi 300 mq in via Eroi d’Italia a Pirri, Cagliari; davanti un ampio parcheggio, sopra un esercizio commerciale sfitto; il posto è caldo d’inverno e fresco d’estate (sì: è umido) ed economicamente possiamo provarci. Andiamo via da via Ada Negri e dalla scuola di danza in punta di piedi, senza polemiche e con molta gioia ma da li a poco inizio a rendermi conto di quanto fosse importante il passo. Fortunatamente Ga’ è sempre presente a tenermi coi piedi per terra e passo dopo passo iniziamo a ingranare.

Inauguriamo lo spazio con due delle tre giornate del Baratto Teatrale “Zoi” (100 performance in tre giorni) ma in via Eroi d’Italia, al Ferai Teatro Off sono soprattutto gli anni degli eventi natalizi per bambini, gli anni dei grandi successi come “I monologhi della Vagina” e “Cuore di Tenebra”. La nostra scuola si articola in quattro classi: Odeon, Drury Lane, La Fenice e Kammerspiele e tentiamo l’esperimento della classe di commedia musicale “Ferai Singing” che dura due anni.

E arrivano, tra i tantissimi, due membri di quello che sarà lo staff della compagnia a partire dal 2018: Roberta Plaisant e Andrea Mura.

Roberta Plaisant, negli anni ‘70 era una timida bambina che sognava di diventare un’attrice. Il teatro è per lei mezzo col quale esprimersi e creare empatia. Durante una sua performance sui tessuti aerei conosce Ga’: comincia così, nel 2013, la sua esperienza con Ferai con cui porta in scena “I Monologhi della Vagina: Donne con la D Maiuscola” e “La dolce morte di Virginia G.”. In costante formazione nello staff Ferai è attrice e performer con l’obiettivo di contribuire a un teatro in cui abbattere le distanze fra pubblico e attori: un teatro “immersivo” in cui immergersi.

Andrea Mura classe 1983, vede il teatro come un modo per uscire dalla realtà quotidiana e una passione sempre più forte. Ha iniziato a recitare quasi per caso dopo aver partecipato ad una prova della classe Ferai/La Fenice. Nella compagnia è attore, membro dello staff informatico, regista e attore di “Vincenzo: l’uomo diventato Santo” e si sta formando nella parte tecnica luci. Il teatro del futuro per lui è di protesta, deve trattare argomenti scomodi e usa messaggi chiari e forti per arrivare alla gente.

 

La mia Ferai – seconda parte (di Andrea Ibba Monni)

Sono arrivato nella Chiesa di Santa Lucia a Cagliari quando la dirigeva con piglio sicuro e sorriso bonario il leggendario Don Pietro Meneghini. Enzo Parodo mi chiamò per recitare coi suoi ragazzi nel 2001 (finalmente!) e il Presidente della Compagnia Santa Lucia, Giorgio Mulas due anni dopo mi chiedeva se volessi provare a fare un laboratorio in oratorio. Dal 2003 al 2007 furono quattro anni importanti e fondamentali: quando nel 2007 chiesi a Ga’ di unire le forze e il laboratorio divenne a tutti gli effetti della neonata Ferai Teatro avevo già fatto molta esperienza e imparato dai parecchi errori (ancora ne avrei fatto e spero di poterne fare ancora tantissimi).

L’era di Ferai Teatro nella chiesa di Santa Lucia è la scusa per parlare delle prime due arrivate nello staff di Ferai: Ilenia e Giulia.

Feraiteatro Instagram posts - Gramho.com

Ilenia Cugis nasce nel 1991, definisce il teatro “cibo che sfama le sue personalità latenti e inespresse”.

Nel 2007 è fra il pubblico del primo spettacolo di Ferai Teatro, “Air Can Hurt You”, promette a sé stessa di diventare un’attrice di Ferai: dieci anni dopo è parte della compagnia. Attrice dello staff, si occupa anche di marketing e grafica.

Desidera che il teatro torni ad essere avanguardia, arte trainante nell’innovazione e nella nascita di nuovi movimenti artistici di commistione in quanto “unica forma d’arte che in sé rappresenta contenitore e contenuto.”

Giulia Maoddi (Jules934) su PinterestGiulia Maoddi, classe 1987, ha fatto del teatro il suo linguaggio e il mezzo col quale comunicare col resto del mondo.

Ha iniziato a studiare teatro nel 2007 in un corso universitario ed è entrata a far parte della scuola Ferai nel 2010.

All’interno della compagnia oltre ad essere attrice e performer si occupa del settore organizzativo e di quello informatico per il quale cura i testi. Auspica che il teatro del futuro sia più libero, innovativo e pop: un luogo dove fare arte, un luogo fresco e attivo lontano dall’idea di qualcosa di vecchio e desueto che in troppi oggi hanno.

Con loro e Andrea Mura andrà in scena uno spettacolo divertente sulla storia dell’Italia e della televisione italiana che avrebbe dovuto debuttare ad aprile ma che è solo rimandato!

Iban e pulsante PayPal cliccando qui!

L'immagine può contenere: testo

H168: uno sguardo dal di fuori (di Giulia Maoddi)

Decido di dire la mia su H168 (clicca qui per vedere le 168 foto di scena) e lo faccio attraverso questo blog. Per chi non lo sapesse, per chi se lo fosse perso, a Settembre, alla Ferai Arts Factory è andato in scenail progetto di Ferai TeatroH168″: uno spettacolo lungo 168 ore.

Gli attori/performer dormivano là, mangiavano là, si lavavano là, insomma, vivevano là alla Factory 24 ore su 24 per 7 giorni, in continua performance.

Questo monumentale lavoro – io l’ho percepito così – è iniziato a giugno, con una riunione “di emergenza” dello Staff in cui si è proposta l’idea. Per farvi capire, il giorno stavo male, avevo la febbre e deliravo e comunque quando ho sentito dire “uno spettacolo che durerà per 168 ore”, pensavo delirassero gli altri.

Lo Staff è sempre stato libero di partecipare o meno, di far parte della sola organizzazione, essere coinvolto in tutto o fare solo lo spettacolo. Io ho deciso di far parte dell’organizzazione. Pretendo sempre il massimo da me stessa e penso di conoscere i miei limiti. Sapevo che non avrei potuto fare uno spettacolo del genere senza avere dei momenti di down. Ed un evento così non può avere momenti del genere. Non ci possono essere. Non è giusto nei confronti del pubblico, non è giusto nei confronti dei colleghi di scena e neanche nei confronti di se stessi. Sapevo che avrei retto bene l’organizzazione e così è stato. A pensarla come me ci sono stati altri miei colleghi, anche se in alcuni casi hanno fatto una scelta più sofferta della mia.

L’organizzazione è andata avanti per tutta l’estate, con riunioni che iniziavano alle 19.00 e finivano all’una di notte, due, tre, quattro volte al mese e che servivano per decidere tutto, dal coordinamento delle singole performance e degli sponsor fino al decidere cosa avrebbero mangiato e dove avrebbero dormito gli attori.  Finché non siamo giunti a Domenica 16 Settembre, il giorno in cui H168 è iniziato.

(continua dopo la foto)

Non mi interessa entrare nello specifico dello spettacolo, descrivere cos’è successo e cosa no. Sarebbe riduttivo dire che il giorno X è andato bene o male. No. Posso dire però che mi sono vissuta H168 in biglietteria e, nei pochissimi momenti liberi che avevo, anche da pubblico. Il motivo per cui stavo lì anche 18 ore, quando sarei potuta tornare a casa e riposare, è che dovevo sapere cosa sarebbe successo dopo. Dovevo vedere il momento in cui Ga’ sarebbe sceso dalle sue 24 ore in aria, l’insediamento di Sara e Raffaella, la lezione da palco di Andrea con Io Sono Bestemmia e via dicendo. Non volevo perdermi nulla.

E così come me anche il resto del pubblico. In quei sette giorni ho spesso parlato con loro e la maggior parte mi ripetevano “dovevo stare 10 minuti, sono qua da 3 ore e non riesco ad andar via” ed ancora “è un trip allucinogeno”. Ecco, sì. Sono d’accordo. H168 è stato un trip, un viaggio allucinato che ti distoglieva dalla realtà e poi ti ci ributtava dentro in un secondo.

E’ stato uno spartiacque in molti sensi, alcuni di noi si sono resi conto dei propri limiti, altri hanno trovato una forza che non pensavano di avere. Sicuramente è stata un’esperienza da vivere, da ripetere non so. Può essere. Essendoci più consapevolezza, sicuramente uscirebbe qualcosa di molto diverso. Chissà.