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Ferai: Tutti pazzi per la TV – Christmas edition

Sabato 11, domenica 12, sabato 18 e domenica 19 dicembre alle ore 19:00 va in scena “Tutti pazzi per la TV – Christmas edition”, scritto, diretto e interpretato da Ilenia Cugis, Giulia Maoddi, Andrea Mura, da un’idea di Andrea Ibba Monni, prodotto da Ferai Teatro.
Ecco la trama:
Anno 2025: è la notte di Natale e finalmente Valeria Marini è Presidentessa della Repubblica, Maria de Filippi è Premier e Giulia de Lellis Ministra della Pubblica Istruzione. A Cagliari la famiglia composta da nonna Nicoletta, suo figlio Corrado e sua nipote Sandra si prepara a festeggiare il Natale davanti alla televisione ma un blackout energetico sconvolge i loro piani.
Biglietto unico: 10 euro
Prenotazione obbligatoria (WhatsApp, Telegram o SMS) al 3755789748 – [email protected]
Silvery Fox Factory: via Dolcetta 12, Cagliari
scritto, diretto e interpretato da: Ilenia Cugis, Giulia Maoddi, Andrea Mura
stage manager e tecnica audio-luci: Claudia Congiu
idea, supervisione al testo e alla regia: Andrea Ibba Monni
grafica: Andrea Oro
organizzazione e produzione: Ferai Teatro

“La Venere Storpia” e “Favolosità” di Ferai Teatro

Finalmente debuttano i nuovissimi spettacoli di Ferai Teatro! Per tutti il mese di novembre alla Silvery Fox Factory in via Dolcetta 12, Cagliari, ogni giovedì, sabato e domenica, ci sarà da ridere:
  • alle ore 19:00 Francesca Cabiddu sarà la protagonista dei monologhi al femminile de “La Venere storpia” – l’attrice diretta da Andrea Ibba Monni reciterà cinque monologhi che vedono protagoniste cinque donne eccezionali: la musa di Dante Alighieri Beatrice Portinari, l’irriverente Oriana Fallaci, la comica Luciana Littizzetto, la meravigliosa Franca Rame e l’indimenticabile Anna Marchesini (durata 70 minuti)
  • alle ore 21:00 va in scena “Favolosità”, una commedia divertentissima sul mondo LGBT+ scritta, diretta e interpretata da Andrea Ibba Monni nel ruolo della drag queen Greta Sofia, insieme a Andrea Mura nei panni di Baby J, Andrea Oro che interpreta Virginia Gaggi e Davide Sitzia che recita il ruolo della drag queen Rainbow (durata 90 minuti).
Biglietto per un singolo spettacolo: 10€
Biglietto per due spettacoli nella stessa sera: 15€
Il biglietto si può prenotare a: [email protected] – 3755789748 (e ritirare entro dieci minuti prima dell’orario di inizio dello dello spettacolo presso la factory).

Iscrizioni alla scuola di recitazione

Ferai Teatro riapre le iscrizioni alle classi di recitazione della scuola “Il mestiere dell’Attore” da lunedì 4 ottobre 2021 sotto la direzione di Ga’ e Andrea Ibba Monni: sarà possibile provarle tutte gratuitamente per tutta la settimana!

Le classi sono concepite in modo da dare la possibilità a chi partecipa di cominciare o di approfondire l’arte della recitazione: si metteranno in risalto le qualità e le competenze già in essere e si trasmetteranno nuove abilità stimolando la fantasia e studiando alcune teorie e le tecniche del teatro. Ogni classe non supererà il numero di 20 unità per garantire spazio fisico e la gestione e un ottimo rapporto uno-ad-uno tra partecipante e insegnante.

DOVE SI TROVA? I laboratori si svolgeranno presso la Silvery Fox Factory (via Dolcetta 12, Cagliari, clicca qui per visualizzare su google maps) rispettando le normative anti-Covid vigenti. Lo spazio è di 300mq per 8 metri di altezza.


QUANTO COSTA? Abbiamo deciso di non aumentare il costo del laboratorio, un prezzo ancora fermo dal 2014 e che risulta essere sempre meno della metà di qualunque altro laboratorio professionale di Cagliari: si pagherà l’equivalente di una quota di 30 euro al mese, ossia 75 euro ogni 10 settimane.

QUALI SONO LE CLASSI TRA CUI SCEGLIERE?

CLASSI PER TUTTƏ

Classe Kammerspiele, teatro tradizionale. Dai 4 anni d’età in su.
Ogni lunedì (dal 4 ottobre) dalle 19:00 alle 20:50; docenti: Ga’ e Andrea Ibba Monni

Classe La Fenice, teatro tradizionale. Dai 4 anni d’età in su.
Ogni lunedì (dal 4 ottobre) dalle 21:00 alle 22:50; docenti: Ga’ e Andrea Ibba Monni

Classe Odeon, teatro tradizionale. Dai 4 anni d’età in su.
Ogni martedì (dal 5 ottobre) dalle 17:00 alle 18:50; docenti: Ga’ e Andrea Ibba Monni

Classe Drury Lane, teatro tradizionale. Dai 4 anni d’età in su.
Ogni martedì (dal 5 ottobre) dalle 19:00 alle 20:50; docenti: Ga’ e Andrea Ibba Monni

Classe Abadìa, teatro performativo. Dai 4 anni d’età in su.
Ogni venerdì (dall’8 ottobre) dalle 19:00 alle 21:00; docente: Ga’

CLASSI DIVISE PER ETÀ

Classe Senilia, teatro tradizionale. Esclusivamente dai 60 anni d’età in su.
Ogni mercoledì (dal 6 ottobre) dalle 15:00 alle 16:50; docente: Francesca Cabiddu con Andrea Ibba Monni

Classe Baby Ferai, teatro tradizionale. Esclusivamente dai 4 ai 10 anni d’età.
Ogni mercoledì (dal 6 ottobre) dalle 17:00 alle 18:50; docente: Francesca Cabiddu con Andrea Ibba Monni

Classe Puerilia, teatro tradizionale. Esclusivamente dai 10 ai 14 anni d’età.
Ogni venerdì (dall’8 ottobre) dalle 17:00 alle 18:50; docente: Francesca Cabiddu con Andrea Ibba Monni

COME PUOI PARTECIPARE?

Riserva il tuo posto scrivendo nome, cognome, contatto telefonico via email a [email protected] o via WhatsApp/Telegram/SMS al 3755789748

Sarà possibile frequentare più di una classe pagando la seconda classe solo metà del prezzo se ci saranno posti disponibili da lunedì 18 ottobre (ossia dopo la settimana di iscrizioni).

Eros Nero – ultime repliche

Eros Nero” è uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Ga’, in scena i giorni:

7 – 9 – 10 – 14 – 16 – 17 – 21 – 23 – 24 ottobre presso la Silvery Fox Factory,

via Dolcetta 12, Cagliari.


Lo spettacolo è VIETATO AI MINORI DI 16 ANNI

Biglietto unico: 10€

Si può acquistare presso Raibow City, via Torino 13, Cagliari aperto dal lunedì al sabato dalle 8: 00 alle 24:00 e la domenica dalle 18:00 alle 24:00

Si può prenotare a: [email protected] – 3755789748

Eros Nero è il patrono di tutte le diversità / Top o bottom? / di ogni solitudine silenziosa / di tutte le diversità / delle sessualità proibite / di tutte le diversità. / BDSM? / Diversità da tenerci strette in questo mondo di presunti uguali. / Certe solitudini pesano più di altre? /
Una storia personale, quella del protagonista che emerge a tratti confrontandosi anche con quelle di altri. Cosa è giusto, cosa è nella norma, cosa è bello e accettabile e chi lo decide?
Dopo la pandemia ogni single è ancora più single? / Una storia, quattro forum, cento post, mille feed, diecimila storie, appartengono a tutti, ognuno con la sua norma e con la sua diversità / Cosa fanno le persone normali quando sono tristi? / Cittadini modello e contemporaneamente pessimi esseri umani, su vetrine pop tra il macabro e l’elegante, distanti dal giudizio divino perché ormai tutto è un’intrigante purgatorio.

Sarà anche possibile acquistare e farsi autografare il libro “La madre oscura” (costo: 12 euro) scritto da Ga’ e Andrea Ibba Monni, contenente i copioni di “Ga’ che toglie i peccati del mondo”, “Io sono bestemmia” e “Eros Nero” e due capitoli di introduzione e conclusione della produzione.

Disegno luci: Andrea Ibba Monni
Produzione: Ferai Teatro
Durata: 45 minuti
Biglietteria; Claudia Congiu
Foto: Sabina Murru
Grafica: Andrea Oro

Fernweh – Baratto Teatrale 2021 – Ferai Teatro

Fernweh, desiderio dell’altrove è il progetto di Baratto Teatrale 2021 ideato e diretto da Ga’ per Ferai Teatro. Fernweh è una di quelle parole tedesche che non si possono tradurre come unica parola in lingua italiana, riassume la nostalgia di luoghi lontani e comprende il desiderio impellente di arrivarci fisicamente e mentalmente abbandonando le circostanze conosciute.

Quando e dove: Fernweh, desiderio dell’altrove è un’esperienza artistica che inizierà lunedì 12 luglio e terminerà a fine agosto 2021 e che si svolgerà in collaborazione con Domus de Luna presso il Teatro Dante, via Generale Cantore e successivamente in tutto il quartiere di Santa Teresa a Pirri.

A chi è rivolto: possono partecipare tutte le persone autonome e autosufficienti di tutte le età ed esperienze.

Prima fase: GATE (dal 12 al 30 luglio).

Gate” è un workshop artistico e chi chiede di partecipare verrà smistatə in uno dei seguenti quattro gruppi, ogni gruppo richiede una frequenza bisettimanale, ciò che cambia è la fascia oraria, pomeridiana o serale, secondo questo schema:

giorni: 12, 15, 19, 22, 26, 29 luglio:

  • GRUPPO 1 – SAMBHALA dalle 17:00 alle 18:45
  • GRUPPO 2 – IPERBOREA orari: dalle 19:00 alle 20:45

giorni: 13, 16, 20, 23, 27, 30 luglio:

  • GRUPPO 3 – AVALON dalle 17:00 alle 18:45
  • GRUPPO 4 – EL DORADO dalle 19:00 alle 20:45

Seconda fase: FLIGHT (agosto)

Flight” è la parte dedicata alla costruzione dello spettacolo “Fernweh” e si avrà accesso se si vorrà e se si potrà partecipare. Le date delle prove verranno concordate in seguito e a fine Agosto si andrà in scena.

Come si partecipa: la partecipazione all’intero progetto Fernweh, desiderio dell’altrove è interamente libera e gratuita a tutti i livelli: il Baratto Teatrale è uno scambio di esperienze ed emozioni.

Bisogna scrivere entro giovedì 8 luglio 2021 a [email protected] o via WhatsApp/Telegram/SMS al 3755789748 indicando:

  1. Dati anagrafici e contatti;

  2. Eventuali problemi fisici/motori che dobbiamo conoscere;

  3. A quale tra i gruppi Sambhala, Iperborea, Avalon e El Dorado puoi aderire (indicare almeno due gruppi);

  4. Perché vuoi partecipare al Baratto Teatrale 2021.

Attenzione:

È richiesta una tenuta sportiva fresca e pulita.

È obbligatoria la massima cura dell’igiene personale e il totale rispetto delle norme anti-Covid vigenti nel momento in cui si lavorerà al progetto.

Il percorso artistico:

Viaggiamo da sempre, forse non ci siamo mai fermati. Siamo forti perché accettiamo di essere fragili. Forza prima della debolezza. Il nostro non è il percorso di chi cade, ma di chi si rialza, è un viaggio, conta solo il percorso. Viaggio, prima della destinazione.

Abbiamo strappato le pagine dal libro delle danze per scriverne di nuove, ci abbiamo colorato sopra come bambini e ancora, vogliamo continuare a giocare fuori dai bordi e dai limiti.

Le domande dell’interprete sono le stesse dello spettatore.

Qual è il paese giusto per rinascere? La tua meta preferita più lontana nel tempo storico e nello spazio geografico? Qual è il tuo altrove, il tuo essere altro da ciò che sei? Come si comportano i figli della Terra, che caratteristiche hanno? Qual è il nome della tua Prigione? Come è fatto il terreno migliore su cui camminare e che forma ha la terra inesplorata dentro di noi?

Un gioco di elementi e visioni fuori norma: Fernweh, desiderio dell’altrove è aperto alle persone, ossia interpreti, passanti, professionisti, non professionisti. Pubblico e interpreti dovrebbero arrivare a essere la stessa cosa nello stesso momento o in momenti intercambiabili.

Fernweh, desiderio dell’altrove è uno spettacolo sulla norma non conforme, ha bisogno di energie e persone non uniformate ai cliché dell’attore o dell’artista, ha bisogno di un desiderio di collettività e comunità antico, antecedente al desiderio sociale, nutrito dalla forzata distanza sociale, insito nel rito primordiale e nell’infantile capacità di immaginare scenari lontani, molto, molto lontani.

Ga’: Ga’ compare nel mondo a partire dal 1986, si interessa al teatro grazie ai laboratori del suo liceo, non finirà mai di frequentarne anche esternamente, fino a debuttare come attore professionista e poi fondare Ferai Teatro nel 2007. Performer, scrittore, regista e insegnante di teatro. Ricerca un’arte scomoda, lontana dalle poltroncine di velluto, dallo stucco barocco, dal teatro della comodità. L’arte deve mettere alla prova e non deve dire tutto quello che sai, ma rappresentare tutto quello che sei.

Ferai Teatro: La compagnia nasce nel 2007 dall’incontro tra Andrea Ibba Monni e Ga’. L’unione delle loro esperienze dà vita al Baratto Teatrale, una serie di rappresentazioni teatrali gratuite che si svolgono in luoghi non convenzionali (strade, chiese, piazze, monumenti) e che prevedono uno scambio culturale tra la Compagnia e l’ambiente che le ospita. La compagnia ha una scuola di recitazione per tutte le fasce d’età che si chiama “Il mestiere dell’attore” e dal 2014 lavora per la ONLUS Codice Segreto con la quale crea le classi di laboratorio integrato per le diverse abilità. Negli anni collabora con alcune compagnie teatrali sarde e mette in scena spettacoli come “I monologhi della Vagina”, “Cuore di Tenebra”, “Io sono Bestemmia” ed “Eros Nero”.

Per maggiori approfondimenti sul Baratto Teatrale di Ferai CLICCA QUI

Il teatro che sarà: Just Kiddin’

Potete sostenerci cliccando qui sopra e seguendo le istruzioni

Uno dei progetti che abbiamo in ballo per questo nuovo corso della vita e quindi del teatro è la collaborazione con il gruppo Stand Up Comedy Sardegna (qui il loro canale YouTube con video divertentissimi). Avremo il piacere di ospitare una rassegna nazionale di stand up comedy: avremmo dovuto cominciare questo fine settimana con “Maleducazione” di Valeria Pusceddu ma l’appuntamento è solo rimandato, promesso!

I migliori nomi della scena sarda e italiana, alla Silvery Fox Factory, a Cagliari in via Dolcetta 12, distanziati, con le mascherine, con le mani igienizzate e misurazione della temperatura all’ingresso. Non vediamo l’ora di poter ripartire per annunciarvi tutte le date. Stiamo tenendo i comici in freezer per scongelarli al momento opportuno. Non mancate!


Diario di Ilenia – 12 ottobre 2020

Lezione 2: il copione

Lunedì 12 ottobre ore 21.00 classe La Fenice

Non tutti sanno che, durante la quarantena, abbiamo continuato a lavorare al testo di Fiori di Pesco, con lezioni online ed esercizi a distanza.

Circa una volta alla settimana, in solo collegamento audio, abbiamo provato il copione.

Ora, il copione è stato modificato, alcuni interpreti sono cambiati, lo stesso i ruoli, le battute, ma tante cose sono le stesse della stesura di Marzo.

Ieri, dal vivo, sentire le voci che per tre mesi avevo sentito solo in cuffia è stato uno strano brivido.

Mi sono accorta che da Marzo a Giugno questo testo è stato parte della mia quotidianità, che la sonorità delle parole, le pause delle battute, i respiri, i concetti, le intenzioni, di Fiori di Pesco, sono sedimentati dentro di me, stratificandosi.

Ma alcuni interpreti sono cambiati.

Ed è stato come sentire qualcosa che mancava, come una riunione di famiglia senza uno zio, senza una cugina.

C’erano però nuovi attori.

E si creeranno nuove energie, nuove sintonie, nuovi scambi, stimoli, spunti.

Ieri eravamo tutti un po’ nervosi, ma è stato bello. Confortante come qualcosa di conosciuto, stimolante come qualcosa di sconosciuto. 

Mancano 19 settimane a Fiori di Pesco.

Parentesi: Cell di Dragon Ball Z

Quando parliamo con le mascherine, sembriamo tutti Cell di Dragon ball Z.

È divertente. È un nuovo modo surreale di fare ogni cosa. Le labbra non si vedono e se sei un pochino sordo non puoi più fare vitale affidamento sui movimenti delle labbra per capire ciò che gli altri dicono.

Sembriamo tutti Cell.

Bisogna guadagnare silenzio intorno a noi per disporci meglio all’ascolto: anche questa è una novità che ci può accrescere. 

Chiusa parentesi.


Diario di Ilenia – 5 ottobre 2020

Lunedì 5 ottobre, ore 21.00 classe La Fenice

Il laboratorio teatrale con le mascherine:

È più complesso sentire il proprio respiro perché è quasi come se non lasciasse il corpo, spostandosi semplicemente dalle narici alle orecchie, agli occhi.

È più complesso sentire il respiro degli altri, è ovattato; allora, dato che non ne sento il respiro, sento più intensamente il suono degli abiti che sfregano contro la pelle, il suono delle articolazioni che scricchiolano, il suono delle palpebre che sbattono.

“Mi tocchi o non mi tocchi” non esiste più, esiste solo “Non mi tocchi”.

Gli occhi diventano il centro di ogni cosa. Lo sguardo deve viaggiare e attraversare molto più spazio, per arrivare al mio compagno, alla mia compagna. Lo sguardo deve bucare tutta quest’aria, lo sguardo deve bucare il vuoto, lo sguardo deve toccare, posare, accarezzare, stringere. Gli occhi sono il centro di ogni cosa.

È normale chiedermi se forse è qualcosa di cui avevo bisogno, per darmi quella scossa, sisma, spinta in altre direzioni, che non ero riuscita a darmi da sola. Ultimamente.

È stata la prima giornata.

È ripresa La Fenice.

Mi sento molto carica.

Mancano 20 settimane a Fiori di Pesco.


Le voci degli artisti: Andrea Andrillo (di Andrea Ibba Monni)

Come posso essere imparziale nel parlare di Andrea Andrillo? Non posso, non voglio. Lo amo e lo ama chiunque lo conosca e chi non lo conosce non ha idea di che sfortuna lo ha colpito. Artisticamente si può rimediare iscrivendosi al suo canale YouTube (CLICCA QUI) umanamente basta andare a una sua serata, perché come i più grandi, i grandissimi, lui è avvicinabilissimo. Un difetto ce l’ha ed è imperdonabile: si sottovaluta troppo.

ANDREA IBBA MONNI – Oltre che a livello umano io ti stimo tanto dal punto di vista professionale e come scriverò nell’intervista sei uno dei pochi intervistati con cui mi sento davvero a mio agio perché ti vivo molto vero, pulsante nel panorama musicale. Quindi le domande arrivano da un fan oltre che da un collega artista, sappilo. La prima domanda è una richiesta d’aiuto: siccome non voglio farti alcun santino cosa posso scrivere di Andrea Andrillo per chi non ti dovesse conoscere …ma anche per chi ti conosce solo musicalmente?

ANDREA ANDRILLO – Mi presento, tecnicamente sono un cantautore, ma soprattutto credo di essere un cantastorie.

Quali storie canti? Come le scegli o come “arrivano”?

Me lo sono chiesto diverse volte.. credo che in questa mia maturità a tratti tormentata avessi bisogno di cantare le persone “insufficienti”. Ho cantato l’amore di un padre sordo che non può cantare per sua figlia; ho cantato le persone ormai prive di una lingua che non riescono a comunicare in un mondo che affonda in Atlantide prima della pioggia. Ho cantato l’angoscia del migrante in Deserti di sale tutto questo in realtà è parte di un quadro più ampio, che col tempo si sta delineando. Forse sto solo cantando le storie dei nostri giorni, compresa la mia.

Qual è la tua storia? Immagino non abbia voglia di raccontarmela ma puoi dirmi almeno se è una storia a lieto fine? È una commedia? Una tragedia?

Il lieto fine, che io sappia, esiste solo se si impara a morire serenamente. La mia storia fin qui è stata una ricerca, però. A fasi alterne, con clamorose cadute, interruzioni nel percorso, problemi fisici che sembravano di volta in volta sempre più pesanti, addii e “ups, sono tornato” …
Nel frattempo ho capito che la mia ricerca come cantante – e come musicista in senso più ampio – era in realtà un bisogno di far chiarezza, di scoprire ciò che mancava.
E così “cercando la voce”, cercando il suono della mia voce, poco alla volta ho trovato me stesso. E mi sono accorto che non si è trattato di una ricerca tecnica, quanto di una ricerca spirituale. Ora, a ben 50 anni, debuttante a 49, con già due dischi da solista alle spalle in due anni, mi appresto a chiudere un cerchio .. e forse a iniziare un’altra fase del viaggio
… almeno credo. Il futuro non è scritto.. non del tutto: è un documentario. Tipo quelli con gli orsi in letargo, le anatre ferite dai cacciatori, il sole che sorge, la pioggia che tempesta la foresta e le formiche che balzano indaffarate da una parte all’altra per non affogare.

Debuttante a 49 anni?

Il mio primo disco è del 2018, otto luglio, il giorno del mio 49simo compleanno. Andrillo nasce fra il 2013 e il 2015 .. piano piano si definisce nel suo stile, mi salva la pelle, perché Andrillo è uno spiritello stronzetto che a volte fa cose belle; e a 49 anni debutta in grande stile. Roba mica da poco eh!

Andrillo” perché? Cosa vuol dire?

Solo un nomignolo che casualmente mi è stato affibbiato da un collega quando lavoravo nel nord Sardegna. Arrivato a Cagliari, convinto che non avrei mai più suonato o scritto canzoni, mi sono dedicato alla musica altrui. “Andrillo” nasce quindi come speaker per una radio web, Radio Level One, nel .. boh? 2011? Non me lo ricordo più. Mi serviva un nome che non fosse il mio nome vero, perché avevo appena iniziato un nuovo lavoro e non sapevo se fosse saggio mischiare la mia vita artistica e privata con la vita lavorativa. Mi è tornato in mente il nomignolo e l’ho usato. Faceva e fa ridere. Ma se lo ricordano tutti. Poi la cosa curiosa è stato ricevere messaggi da alcuni “Andrillo” (veri!) dal Brasile.. ma non sono mai riuscito a spiegare che non eravamo cugini lontani, perché non parlo portoghese e loro non capivano l’inglese. E così la tribù, almeno virtualmente, è diventata subito cosmopolita.

Avevi smesso di suonare?

È successo molte volte. Il mio non è stato un percorso lineare. Non sono mai stato un professionista. Le band di cui facevo parte, il rock elettrico, i due dischi delle mie vite precedenti a questa..i fallimenti, i successi, le pause …tutto è stato prezioso. I fallimenti sono stati i miei più grandi maestri. Ne avrei anche fatto a meno, ma ora che sono me, che non sto in una band e che sono totalmente responsabile di tutto ciò che faccio, mi accorgo che nel rapporto col pubblico, nel mio pormi di fronte alla musica con rispetto, tutto ciò che ho vissuto è stato davvero prezioso.

Poi ci sono anche state pause “fisiche”, dovuti a problemi vari che non stiamo ad elencare; e pause dovute al lavoro, trasferimenti.. tutto fino a che non ho deciso di fare da solo. La grande conquista: credere in sé stessi al punto di fare da soli. Anche questa è stata una grande conquista per me, per quanto possa sembrare banale dirlo così

Se e quando non suoni cosa fai ma soprattutto come stai?

Non benissimo, lo confesso. Il rapporto col pubblico è come una droga. Le persone che vengono ad abbracciarti, che ti parlano .. è tanta roba. Solo chi sa… sa.

Lavoro, bado ai figli, cerco di star sveglio e non addormentarmi in piedi, perché prima del Covid mi alzavo ogni giorno alle cinque per lavorare… Però poi la gioia di afferrare una intuizione, di mettere l’anima in subbuglio per scrivere un testo, o programmare un concerto.. in questi due anni che mi separano dal primo disco ho fatto decine e decine di concerti. Non vedo l’ora di tornare a farne altrettanti e molti di più.

Cosa fa sì che torni a comporre, a imbracciare la chitarra, a cantare dopo una pausa?

Un bisogno ..fisico. Forse le persone profondamente sole fanno questo, non lo so. Cercare di accarezzare il mondo, accarezzare le persone con ciò che hai dentro. Raccontargli storie, prestargli i tuoi occhi. Le mie non sono canzoni facili e io non sono un autore accomodante, piacione. Ma cerco di costruire attorno a me un mondo di relazioni, di persone che si incontrano. In questi anni ho visto persone speciali che vengono ai concerti, ti stanno vicine.. non è esattamente un pubblico, è una comunità, una bozza di comunità. E io ho bisogno di parlare a loro … e di ascoltare loro.

A proposito di ascolto come affronti il doppio ruolo di padre e artista nei confronti dei tuoi figli? Esiste l’esempio e l’educazione all’arte?

Certo, ma esiste anche l’eterna, atavica conflittualità padre – figli (soprattutto maschi), che fa sì che la musica di papà sia “noiosa”. Però poi quando vedono le persone che mi fanno i complimenti sono felici. Ma farli venire ai concerti.. una impresa! Dopo tutto per loro io non sono magia, io sono papà, quello che gli chiede dei fare i compiti e che gli frigge i sofficini a merenda.. non riescono a vedermi – e chissà se accadrà mai – come quello che è arrivato in città con la chitarra a cantare per noi .. Loro mi sentono cantare in casa, mi vedono con la chitarra che cerco di mettere su un pezzo nuovo.. per loro sono un semplice papà canterino. E va bene così, direi. È nell’ordine delle cose.

Come sei arrivato tu a capire che la musica era il tuo mezzo di comunicazione?

Ho iniziato molto presto, poi ho capito perché. Ho cercato di entrare in un gruppo metal a 15 anni, ma facevo talmente schifo.. poi a 17 ho messo su la mia band. E ho rovinato del tutto la voce. A 19 ho incontrato un Maestro, Bruno Lampis, un baritono che lavorava all’Ente Lirico di Cagliari, cui devo tutto, che mi ha insegnato la tecnica di base, che mi ha salvato la voce. E mi ha detto la famosa frase “cerca il suono”. E io ho cominciato a cercarlo, “come un bambino insegue un aquilone”, mi viene da dire .. E man mano che facevo enormi sacrifici per imparare a cantare mi chiedevo perché lo faccio? E ho capito che volevo parlare con le persone, sentirle vicino. Ma la svolta è arrivata quando non mi sono presentato davanti al pubblico per prendere, ma per dare qualcosa. È stato così che è nato Andrillo. E ho capito che la musica era e sarebbe sempre stata l’unica cosa che davvero alla fine ho fatto bene nella mia vita. Strano no? Anche un po’ romantico se vuoi, ma anche no.. chiaroscuri, come in tutte le vite.

A 15 anni cosa ti ha fatto dire “adesso faccio metal” invece che “adesso faccio danza” oppure “adesso faccio teatro” per esempio? La musica: perché?

Credo – ma lo dico per darmi un tono che “credo”, in realtà ne sono matematicamente certo, che fossi un ragazzino con un sacco di guai. Un ragazzino sostanzialmente solo, complicato, ferito. Credo stessi cercando solo di dire alle persone attorno “Hey, lo sapete che esisto?” E’ capitato che un ottimo gruppo già avviato, i Rod Sacred, con i quali mantengo rapporti di amicizia da allora (!) avessero bisogno di un cantante. Era il 1983 o 1984, Jurassic Drillo, capito ? E ho provato. Se dopo il primo provino mi avessero detto “no” e basta, avrei finito lì. Ma mi hanno detto “no, però torna che non siamo convinti del no”. Ed è cominciato tutto. Poi ho anche fatto teatro con Fueddu e Gestu, una compagnia talmente straordinaria che se stesse a New York sarebbero famosi in tutto il mondo. E però fare l’attore.. non riesco a fare l’attore. Mi spiego meglio: non riesco a interpretare il personaggio. Divento il personaggio. E praticamente non ho filtri, non ho difese. Mi può uccidere questa cosa e non ho intenzione neppure di provarci più.

“Se stesse a New York sarebbero famosi in tutto il mondo” e Andrillo invece?

Boh, avrebbe fatto lo stesso cammino frastagliato, ma come l’Andrillo che sta qui – che ha peraltro scelto di stare qui, dopo aver pure vissuto all’estero e persino un po’ a NY – come l’Andrillo che sta qui avrebbe finito con il ritenere più importante il cammino dell’anima al mero guadagno materiale o alla popolarità fine a se stessa.
In questi due anni ho visto il mio pubblico crescere esponenzialmente… ma non sono numeri. Sono persone, sono cammini che si incrociano. Non credo si possa parlare di “popolarità” in questi termini. Chi se ne frega di essere “popolare”. A me interessa questo calore, questo dialogo mai interrotto. E comunque se vuoi diventare famoso, vai, ti spogli alla stazione dei treni e fai l’elicottero per i passanti. Il tuo quarto d’ora di notorietà è assicurato!

Se ti dico che mi fa incazzare che tu non sia conosciuto come credo meriti cosa mi rispondi?

Che è un bel complimento, che ti fa male arrabbiarti per cose senza importanza e che il terzo disco sarà una figata assurda che ti lascerà di sasso e che va bene così.

Andrea Ibba Monni

Le voci degli artisti: Roberta Locci (di Ga’)

Roberta Locci è attrice, insegnante di recitazione, drammaturga, regista e aiuto-regista, ha una carriera dedicata alla formazione, alla ricerca – come dice lei stessa – non finalizzate a un punto di vista assoluto ma sempre in ascolto di un limite, uno sguardo diretto alle possibilità della ricerca. Nel curriculum di Roberta troviamo nomi celebri, da Claudia Castellucci, Else Marie Laukvik dell’Odin Teatret, Sainkho Namchylak, fino a Zigmunt Molik e questo solo per citare in modo riduttivo alcuni dei tanti, solo per farci l’idea di un’artista che in quanto tale non ha mai rinunciato alla formazione e al confronto continuo con realtà esterne e il cui lavoro ultimamente è direzionato particolarmente alla formazione dei più giovani (anagraficamente parlando) vediamo in che modo, nella nostra intervista.

GA’: Bene, come sai l’intervista verrà pubblicata su OFF il magazine online di Ferai Teatro e come sai ti ho promesso un’intervista assolutamente non-pretestuosa, ma partiamo da una domanda abbastanza pretestuosa per scongiurare il tutto, e la domanda è: Chi è Roberta Locci? Dovessi rispondere io per quel che so, ci sarebbero molte risposte diverse, tanti ambiti, la tua risposta invece… è ?

ROBERTA LOCCI: La risposta è credo semplice: sono quello che vedi tu, quello che vedono gli altri o ciò che non sempre si vede ma che in un modo o nell’altro si manifesta.

Ciò che non si vede, ma in qualche modo si manifesta, potrebbe sembrare un tema artistico che ti è caro più di altri? O sbaglio? Personalmente per esempio mi affascina il lato immateriale delle arti, musica, pittura astratta, arte concettuale in genere, è così anche per te? O … meno?

Sì direi di sì anche se non è assoluto, a volte trovo fascino e bellezza dove non avrei mai detto di poter trovare

Assolutamente, Zappareddu ad esempio (e tanti altri) affermava che “se ti prende, se ti è emoziona” è sempre “primo teatro” che sia uno spettacolo performativo e tecnologico o che sia il più tradizionale Amleto russo. Andando su cose attuali, come stai passando questo periodo, mi fai una sintesi alla russa di come hai passato/passi da artista questa quarantena?

Mi sono FERMATA. Sono sospesa, non so come spiegarti il mio stato, è come se avessi bisogno di stare immobile a guardare. Leggo, guardo film, imparo a cucire, e faccio la badante provvisoria.

Saper cucire è utile in mille occasioni. La badante provvisoria? Dimmi dimmi

La badante è proprio un’esperienza, ho uno zio prete e una zia zitella che vivono insieme e sono entrambi molto vecchi. In questo periodo sono stati “abbandonati” dalla signora che si occupava di loro. Ora ci vado io un giorno sì e uno no. Occuparsi di due corpi fragili e inermi è toccante. Gioco a palletta con lo zio e faccio dipingere la zia. Un mondo sospeso anche il loro.

Un’esperienza, decisamente. A me capita che, avendo più tempo, che oltre allo studio personale, ci sia anche uno strano ascolto, un ascolto diverso della creatività, a te sta capitando? Sentire che ci sono idee nell’aria, che anche se sei ferma c’è qualcosa che cova da qualche parte, oppure è solo un “ferma ferma ferma”?

Per quanto riguarda l’ascolto di ciò che accade è confuso. Mi ritrovo a volte infastidita da alcune idee di “ripresa”, ma la mia testa non è ferma.

Senti, mi racconti, così come ti viene un’esperienza artistica che ti ha segnata, ma che non rifaresti e una che invece rifaresti anche adesso.

Un’esperienza che mi ha segnata… Ora mi/ti spiazzo. Il lavoro con la scuola Meucci lo scorso anno: un lavoro laboratoriale difficilissimo ma che mi ha fatto capire di cosa mi voglio occupare. Ormai da anni sono proiettata al lavoro con e per i giovani e giovanissimi. Scontrarmi con una realtà giovanile così complicata ha risvegliato in me la voglia di cambiare il mondo. Quella che ti spinge verso il processo artistico, la voglia di sporcarti le mani, senza patine, senza voler mostrare, con onestà profonda, intima. Lavorare per dare uno strumento in mano ad altri “di poter dire” per poter esistere fuori dall’etichetta comune. Ecco un po’ questo, l’esperienza artistica che non rifarei invece non te la dico!

Posso almeno immaginarla? Forse posso.

Beh, hai scelta. Scherzo!

Per concludere, visto che il tempo è poco, ti chiedo proprio questo, il tuo prossimo lavoro quindi sarà orientato in tal senso, aldilà che ora siamo fermi, ma la testa no, l’obiettivo è rilavorare con giovani con cui studiare questi strumenti o prenderai qualcosa anche “per te” per un tuo lavoro in solitaria o in compagnia?

Beh lo sguardo è in quella direzione ma non è assoluto. Uso il termine sguardo non a caso. È il suo limite ciò che mi interessa. Quello che di solito non vediamo perché impegnati a mettere a fuoco ciò che ci appare come immagine principale, in fondo qualsiasi progetto affronterò ruoterà sempre sugli stessi concetti. Io lavoro sempre sulle stesse cose in fondo.

Il Teatro racconta le cose della vita, limitate e sempre quelle, ma appunto, non è il concetto, è probabilmente il come, è il limite, lo sguardo di cui parli ciò che fa dire “ricercare ha senso.” Io direi che siamo stati bravissimi a stare nei brevi tempi a disposizione, spero che parleremo dei reciproci “sguardi” presto di persona, anzi, non presto: ma nel tempo giusto.

GA’