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Il teatro che sarà: Just Kiddin’

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Uno dei progetti che abbiamo in ballo per questo nuovo corso della vita e quindi del teatro è la collaborazione con il gruppo Stand Up Comedy Sardegna (qui il loro canale YouTube con video divertentissimi). Avremo il piacere di ospitare una rassegna nazionale di stand up comedy: avremmo dovuto cominciare questo fine settimana con “Maleducazione” di Valeria Pusceddu ma l’appuntamento è solo rimandato, promesso!

I migliori nomi della scena sarda e italiana, alla Silvery Fox Factory, a Cagliari in via Dolcetta 12, distanziati, con le mascherine, con le mani igienizzate e misurazione della temperatura all’ingresso. Non vediamo l’ora di poter ripartire per annunciarvi tutte le date. Stiamo tenendo i comici in freezer per scongelarli al momento opportuno. Non mancate!


Doppia erre, doppie tette (di Ilenia Cugis)

L'immagine può contenere: una o più persone e scarpeLavori con FERRAI? Tratto da una, due, tre, storie vere

Ora. Io non so se il problema nasca dalla parlata Cagliaritana DOC per cui il raddoppio della R è una naturale e incontrollabile conseguenza dell’area geografica in cui viviamo, ma perché “Ferai” è così difficile da pronunciare?

È che poi mi prende anche male dover dire: “ehm, sì, per Ferai.”

E mi rispondono: “sì sì, Ferrai.”

E io: “Ferai.”

E loro: “Ferrai.”

Così, in un loop infinito.

 

La cosa poi mica finisce qui.

“E con Ferrai cosa state preparando? Siete nudi?

Oh, una non può recitare a tette di fuori una volta che poi lo farà in eterno? Forse l’1% degli spettacoli di Ferai ha avuto un tantino di nudità, eppure non si esce dal tunnel di quando, quasi 10 anni fa (DIECI!) il titolo di uno spettacolo revitava “Snuff – Pornografia allo stato impuro!” (qui alcune foto).

Come se tutto il nudo fosse pornografia.

Come se mettessimo in scena i nostri corpi, puliti, vulnerabili, in un atto di esibizionismo e non con un significato artistico profondo.

Come se la pelle fosse superficie e quindi anche superficialità.

La cosa divertente, poi, è che chi fa queste domande mica le fa perché ha mai visto uno spettacolo di Ferai in cui c’era del nudo. Ovviamente no. Ovviamente è tutto per sentito dire. Sentito dire da altri che non hanno visto nulla. In un parlare, parlare, parlare, continuo, privo di basi e contenuti.

Perché chi invece ha visto e vissuto questi spettacoli, ha capito la necessità del corpo di mostrarsi senza maschera, senza finzioni, puro in sé stesso. Perché chi ha visto e vissuto questi spettacoli ha capito dove c’era fragilità e dove invece c’era condanna, dove c’era provocazione e dove c’era dolcezza.

“E quindi lavori con Ferrai?”

“Eh, sì.”

“Ah! State preparando qualcosa?”

“Uno spettacolo molto bello, si chiama ¡FeRAiExTr4vaGanzA!

“Ma… siete nudi?”

“Sì. Faccio vedere le tette. Così, senza motivo. Curioso, eh?”

Ilenia Cugis

Dire addio a un personaggio (di Roberta Mossa)

Una sensazione che non passa mai (anche dopo tanti anni di teatro) è la nostalgia del personaggio dopo la fine dello spettacolo: come se fosse un addio. E anche questa volta è andata così… ma partiamo dall’inizio.

Quest’anno avevo deciso di vincere un limite che sentivo di avere da molto tempo, la paura della carta bianca e della libertà creativa, quindi mi sono iscritta alla classe Abadia, il corso di teatro performativo di Ferai. È stato amore già dalla prima prova, le immagini e i suoni che ti arrivano senza pensarci su, la libertà della ricerca che non faceva più paura, anzi! Una bella esperienza, interessante e stimolante… Ma sentivo che mancava qualcosa.

Poi Ga’ e Andrea mi hanno chiesto se volevo partecipare allo spettacolo dell’Odeon (“Wonderful Oz”) per una sostituzione (un’allieva incasinata con un viaggio di studio non ci sarebbe stata nella data dello spettacolo). Classe nuova, persone nuove, un testo mai visto prima, scarse possibilità di successo…. Why not?!

Mi sono detta: “No va beh, non ce la posso fare. Ma potevano chiamare Giulia Maoddi, no? Io sono incasinata… poi mi conosco, faccio mille cose e non riesco a fare bene niente… e metti che trovo un lavoro nel frattempo? No, non se ne parla neanche. Ora lo dico a Ga.”

Cinque minuti dopo:

“Pronto Ga? Sì certo, molto volentieri. Sì, sì, assolutamente! No ma stai scherzando, che figata il mago di Oz, non vedo l’ora di farlo. Sì ok, ok va bene. Ci vediamo stasera. Anzi no, stasera non lo so, che mi sa che sono ancora a Sant’Antioco. Oh, ma dalla prossima prova ci sono eh, stai sicuro. Va bene, cià!”.

Perché? È semplice. È il fascino di un nuovo personaggio da conoscere, da interpretare, la curiosità di sapere chi è, come vede il mondo, sentire nuovi suoni, profumi, atmosfere… è la tentazione di affrontare una nuova sfida, il fascino dell’ignoto. Tutte le persone che fanno teatro sanno che è la parte più interessante. C’è tanta creatività nell’interpretare un personaggio all’interno di un copione. E in qualche minuto mi sono resa conto di quanto mi fosse mancato.

Arrivo alla prima prova con l’Odeon alla Silvery Fox Factory, in punta di piedi, con l’idea che andavo per fare le mie prove, restare concentrata il più possibile per non disturbare la concentrazione del gruppo e andarmene. Invece i miei compagni di scena mi hanno fatta sentire subito a mio agio e trascinata nel simpatico caos dell’Odeon. Non ci si prende troppo sul serio, si accettano tutti, il loro carattere e le loro paure, si può lavorare con i veterani e con chi è alla prima esperienza, con i giovani e con i meno giovani. In un percorso di laboratorio anche il lato umano è importante, e le persone ti sorprendono sempre, sia in negativo che in positivo. Ho lavorato in un clima molto inclusivo, col morale sempre alto, e così di prova in prova si è creato il mio caro Spaventapasseri senza cervello: convinto di essere stupido, solo perché ha scelto di vedere il mondo con la curiosità di un bambino, libero dagli schemi di comportamento precostituiti, libero dal suo ego, dai preconcetti, dall’idea dell’apparire di fronte agli altri. Sempre in cerca di nuove prospettive con cui guardare il mondo: a testa in giù, attraverso l’oliatore, con la lente di ingrandimento su qualsiasi cosa che attiri la sua attenzione. Disinteressato e senza calcolo nell’amicizia, pronto a conoscere nuove persone. Il cervello, ovviamente, lo aveva! È stato bello farlo vivere sul palco.

Dopo che sfuma l’adrenalina pura dello spettacolo, torna quella sensazione di nostalgia che non passa mai, neanche dopo anni di teatro, dopo che ci fai l’abitudine.

Roberta Mossa

Quarantotto piedi per Cenerentola (di Ilenia Cugis)

Risultato immagini per cinderela funnySono passate 12 ore da quando “Cenerentola chi?” è andato in scena, e sento ancora l’adrenalina.
Quando fai uno spettacolo bello, è sempre così, sul palco dai tutte le tue energie, tutte le tue forze, quindi dopo è solo l’adrenalina a tenerti in piedi: a farti ridere, scherzare, dire “lo rifarei anche subito!”, quando invece è probabile che poi dormirai 10 ore e mezza di fila.

La Fenice è una classe bellissima. Sarà l’orario, sapete, dalle 21 alle 22.30, arrivano solo persone estremamente motivate a far teatro: gli indecisi a quell’ora cenano (giustamente).
Eppure si è creato un gruppo estremamente eterogeneo tra allievi alla loro primissima esperienza e “”veterani”” della scena, tra timidi ed estroversi, tra creativi e precisini, un bilanciamento perfetto dei nostri punti di forza e delle nostre debolezze, che ci ha permesso di portare un scena uno spettacolo a tutti gli effetti.

A teatro l’emozione si intromette sempre, lo sappiamo, la sala prove e il palcoscenico hanno luci, dimensioni, durezze diverse, lo sappiamo. Cambiano un po’ gli spazi, i rumori che fa il pavimento sotto di noi. Cambiano tante cose e a volte si può sbagliare una posizione, si può dire una battuta dando le spalle, ci si può schiacciare (noi d’altronde eravamo in 24), ma la concentrazione di ognuno di noi ha sopperito a tutto e abbiamo davvero completato alla grande un percorso bello, bello, bello.

Certo, non è mica tutto merito nostro, ma soprattutto dei maestri che riescono a star dietro a ventiquattro persone diverse, diversissime, dando ad ognuno il suggerimento giusto, dando ad ognuno tutto il tempo, creando scene fisiche, pantomime corali, che mica è facile mettere insieme coordinando ventiquattro teste e soprattutto quarantotto piedi! (Si è capito che eravamo in 24?)

Grazie, quindi, a tutti i Fenici per aver lavorato così intensamente, ad Andrea e Ga’, a Ferai Teatro tutta, ma anche ad ogni singolo spettatore che si è divertito con noi: Grazie!

Codice/Ferai Delbono: Onironauti, lucidi sognatori

Foto di Sabina Murru

Se si sogna da soli, è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia.

Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo: alcune ci riportano indietro e si chiamano ricordi; altre ci portano avanti e si chiamano sogni. Essi sono risposte a domande che non abbiamo ancora capito come formulare. La scorsa estate Ignazio ci ha lasciati ed è stato automatico drammatizzare l’avvenimento, cristallizzarlo in uno spettacolo (ne abbiamo parlato qui) ma non volevamo focalizzarci su questo: avevamo voglia e bisogno di evadere dalla realtà, svagarci e fantasticare come nei sogni, ma guidandoli, decidendo che i nostri sogni sarebbero stati scelti da noi.

In scena tra gli altri c’è Silvia che in un esercizio di improvvisazione ha detto:

Sono contenta perché nei miei sogni posso fare tutto: anche far resuscitare Ignazio usando la bacchetta di una fata”

Abbiamo quindi capito che tutte le cose che abbiamo amato, chiedono aiuto nei nostri sogni. Abbiamo realizzato che avremmo dovuto comunque ripartire dalla morte di Ignazio per poter andare avanti, tutti insieme.

Ci sono immagini che non sono fatte per la luce: certi sogni lo sanno.

Abbiamo costruito ogni scena sulla pelle degli interpreti cercando di farli guida del messaggio: Ferai Teatro e Codice Segreto presentano “Onironauti, lucidi sognatori” scritto e diretto da Ga&Andrea Ibba Monni per Codice/Ferai, in scena alla Silvery Fox Factory sabato 22 giugno 2019.

Fai bei sogni. Anzi, fateli insieme. Insieme valgono di più.

 

Cosa vedrete#4: “Niente e così sia” (di Andrea Ibba Monni)

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sul palco

Da tanti anni Ferai Teatro porta in scena spettacoli contro le discriminazioni di ogni tipo, ma la lotta contro le discriminazioni di genere e a favore dei diritti LGBT è da sempre una nostra priorità: “I monologhi della vagina”, “I monologhi del pene” e poi “PorNO gay”, “Basta che succeda!” e “Le avventure di Finocchio” tra i tanti spettacoli. Poi, due anni fa qualcosa cambia: “Se il sole muore”, segna un punto di svolta, un evento che colpisce al cuore pubblico e interpreti e che l’anno scorso ci porta a mettere in scena un prequel ideale: il controverso e discusso “Quel giorno sulla luna”, uno spettacolo divisivo che ci ha lasciato ancora qualcosa da dire. [continua dopo la foto]

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta

Stavolta ho chiesto a Ga’ di mettere mano ai copioni e di scrivere la drammaturgia di “Niente e così sia”, chiusura di una trilogia di spettacoli che andrà in scena a Cagliari il 28 giugno 2019, a 50 anni esatti dai Moti di Stonewall all’interno della rassegna “Ferai/Pride”*. Alla classe Odeon il compito di portare in scena qualcosa di tanto importante per Ferai Teatro. Ho chiesto a Ga’ di scrivermi che cosa sarà “Niente e così sia” e riporto fedelmente le sue parole:

Odio, paura, vergogna, questi sono i vizi capitali del mondo che è rinato, peccati mai contemplati da chi addita la lussuria, la pigrizia, l’ira. Avevo paura di quella parata, perché in realtà desideravo tantissimo poterne far parte. Così oggi marcerò per quella parte di me che aveva troppa paura e per quelli che non possono farlo, per le persone che vivono come anche io ho vissuto. Oggi marcerò per ricordare che non sono un io e basta, ma che sono anche un “noi”. Tutto è così logico e sensato nell’amore, che improvvisamente, le differenze create dal peso dei tempi, sono niente, e noi stiamo parlando del niente, di nessuna guerra, niente e così sia.

[Andrea Ibba Monni]

*nella stessa rassegna ci saranno: “Le sciroccate”, “Dionysius”, “Libera nos a malo”  e “Passioni a Villanova 2”

Queer as f*ck! – ben oltre un semplice laboratorio

“Ferai Teatro fa un altro laboratorio teatrale gratuito riservato agli under30”

ma in realtà non è solo questo.

Queer as f*ck! è l’occasione per trattare tematiche di sessualità in maniera davvero libera grazie al teatro; Queer as f*ck! è anche e soprattutto un’occasione: quella di celebrare la vita raccontando molte vite diverse e ricordando che la diversità è ricchezza, non povertà; Queer as f*ck! è un percorso che fa bene all’anima e al corpo perché l’arte fa bene alla salute sempre e in ogni circostanza; Queer as f*ck! è un percorso che porterà alla luce del sole storie vere che hanno cambiato il mondo; Queer as f*ck! è l’occasione per prendere coscienza che la natura umana e animale non è una strada a senso unico bensì molte strade, alcune si incrociano mentre altre saranno sempre parallele; Queer as f*ck! è la possibilità di far conoscere la magia dell’arte; Queer as f*ck! è la serenità di ritrovarsi per un fine più grande, quello di fare un teatro politico nella misura in cui la politica è bellezza collettiva; Queer as f*ck! è spirito di squadra, fratellanza, sorellanza, amore e rispetto.

Dal 4 maggio al 22 giugno, tutti i sabati dalle 15 alle 17 alla Silvery Fox Factory in via Dolcetta 12, costruiremo un percorso di consapevolezza sociale attraverso l’arte teatrale: si andrà in scena venerdì 28 giugno in occasione dello spettacolo “Niente e così sia” che è in prova da inizio marzo con la classe Odeon della scuola di Ferai Teatro all’interno della rassegna “Ferai/Pride”* (clicca qui) per celebrare i 50 anni dai Moti di Stonewall.

INFO E ISCRIZIONI: [email protected]

 

 

Cosa vedrete#2: “Passioni a Villanova 2” (di Andrea Ibba Monni)

Chi mi conosce lo sa quanto sia cresciuto a pane e soap opera. C’era anche molta pastasciutta e abbondanti merendine, ma le soap opera sono state i miei appuntamenti fissi: imperdibili e intoccabili. Il mio alter ego si chiama Rusty, come il fratello della mitica Reva Shayne di Sentieri e per anni sono stato anche un fedele seguace di Beautiful, Febbre d’Amore e delle varie telenovelas dei pomeriggi e delle serate della gloriosa Rete4 degli anni ‘90.

Ecco perché insiemea Ga ho scritto Passioni a Villanova” una soap opera comica da palcoscenico che ha già debuttato sabato 23 febbraio 2019 e che è stato un tripudio di bizzarri intrighi e travolgenti risate.

Seguendo il motto: “Villanova non è grande: è così piccola da non riuscire a contenere tutte le sue più roventi passioni!” anche in questo secondo nuovo spettacolo seguiremo le avvincenti storie della famiglia Lecis Cocco Ortu De Joannis Aymerich, della famiglia rivale Puddu e delle ragazze dell’Istituto Santa Caterina. Al centro di questa puntata scopriremo (o forse no?) chi sarà il volto della campagna pubblicitaria della gassosa creata appositamente per la sponsorizzazione del Pride Sardegna 2019: “Miss Pride Bullucas 2019”

Trisha Puddu, Ashley Cambarau, Stephanie Ledda, Susan Carcangiu, Lucy Denotti e tutti gli altri personaggi aspettano di raccontarsi tra numerosi intrighi, spregiudicati giochi di potere, torbidi inganni, perfidi ricatti, scabrosi tradimenti e soprattutto roventi passioni…a Villanova!

Lo spettacolo Passioni a Villanova 2andrà in scena a fine giugno a Cagliari all’interno della rassegna “Ferai/Pride”(clicca qui) per celebrare i 50 anni dai Moti di Stonewall*. Se a febbraio è stato portato in scena dalla classe Odeon, questa colta sarà La Fenice della scuola di recitazione di Ferai Teatro a cimentarsi con la comicità, appena dopo aver portato in scena egregiamente le vicende di “Sylvia Plath: il richiamo fatale della perfezione”

[Andrea Ibba Monni]

*nella stessa rassegna ci saranno: “Le sciroccate”, “Dionysius”, “Niente e così sia”  e “Libera nos a malo”

Cosa vedrete#1: “Le sciroccate” (di Andrea Ibba Monni)

Nella mia vita ha sempre soffiato un forte vento di scirocco quando si sono manifestate cose grandi e importanti…un forte vento di scirocco… Quando tira il vento di scirocco sta succedendo sempre qualcosa di importante.”

Nello spettacolo “Le sciroccate” racconto le storie di due donne che si incrociano a distanza di quarantanni l’una dall’altra, legate dal filo dell’indicibile: essere donna, libera e lesbica in un’Italia perbenista e ipocrita. All’ombra di un decennale albero di pesche passato e presente si fondono a raccontare una storia che si ripete, come una eco eterna, di generazione in generazione. Infatti le protagoniste di queste vicende sono discendenti dirette di Assunta Lobina e Jaime Curreli, l’infelice coppia nata sul palcoscenico nel 2016 nello spettacolo Maria Gratia Plena“.

Una commedia in agrodolce, poetica e divertente, commovente e romantica sulla scia della cinematografia dei primi film di Ferzan Özpetek. Un tributo alle Donne con la D maiuscola dato alla classe Kammerspiele della scuola di recitazione di Ferai Teatro: una classe da sempre unita e coraggiosa che ha affrontato ogni spettacolo con unità, impegno e serenità.

L’obbiettivo della stesura drammaturgica è quello di riportare in scena emozioni e sensazioni grazie a un testo scarno, scambi di battuta rapidi, essenziali. È uno spettacolo estivo, fatto di odori di salsedine e afa, bicchieri di vino ghiacciato e polpa di pesca. C’è tutto il mediterraneo e quell’Italia speranzosa degli anni cinquanta e dei primi anni ottanta.

Lo spettacolo “Le sciroccate” andrà in scena a fine giugno a Cagliari all’interno della rassegna “Ferai/Pride”*  (clicca qui) per celebrare i 50 anni dai Moti di Stonewall

[Andrea Ibba Monni]

*nella stessa rassegna ci saranno: “Le sciroccate”, “Dionysius”, “Niente e così sia”  e “Passioni a Villanova 2”

Il vero successo (di Andrea Ibba Monni)

Da 11 anni a questa parte abbiamo tagliato tanti traguardi ma i più belli sono quelli che conseguono le persone che hanno iniziato a fare teatro da noi: perché quando la scuola diventa passione e la passione diventa lavoro allora il nostro obbiettivo è stato raggiunto.

L’elenco è lungo, speriamo sia ancora lungo ma non perché il nostro ego ne tragga giovamento, ma perché significa che i sacrifici e l’ideale sono stati sposati anche da altri: ci siamo messi a correre da soli, in salita e adesso siamo sempre di più.

Da sempre io e Ga’ avevamo un sogno: creare una nostra realtà, un nostro teatro ma non perché gli altri non andassero bene, semplicemente perché noi non andavamo bene per loro, quindi ci siamo messi l’anima in pace e abbiamo costruito attorno a noi.
Adesso abbiamo uno spazio nostro (questo), l’abbiamo chiamato “factory” perché vogliamo sia una fabbrica di idee e talenti che artigianalmente e con dedizione, abnegazione e duro lavoro producono bellezza.

In questi anni abbiamo messo in scena svariate produzioni di successo, una scuola di recitazione che cresce di qualità e quantità anno dopo anno, collaborazioni preziose con altre associazioni meravigliose. 
Abbiamo ancora tanti progetti, tanti sogni: cerchiamo di presentarveli al più presto.

Ci stiamo riuscendo, piano piano, sbagliando sempre perché osiamo sempre: e non siamo più soli.