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Codice/Ferai Platel: La battaglia delle bestie ferite

Foto di Sabina Murru

Passavi le tue giornate senza parlare e ci hai lasciati senza parole.

Quando una creatura viene strappata via da questa vita, noi non possiamo fare altro che prenderne atto e andare avanti sperando di essere in grado di convertire il dolore in Arte: è un nostro diritto, è il nostro dovere, è la nostra salvezza.

Caro Ignazio, abbiamo provato a cercare quel “Codice Segreto” in sala prove e poi sul palcoscenico, sei stato generoso e ti ricorderemo sempre, per sempre.

L’estate scorsa sei andato via all’improvviso e subito ci è parso necessario lavorare con coraggio a un laboratorio che entrasse dentro le corsie e le camere d’ospedale: è nato spontaneo e urgente “La battaglia delle bestie ferite” che abbiamo costruito insieme ai partecipanti al laboratorio di teatro integrato “Codice/Ferai Platel” e che andrà in scena in doppia replica domenica 23 giugno alle 18 e alle 20 presso la Silvery Fox Factory.

Non è la storia di un ospedale bensì le storie di chi lo abita.

Ecco uno stralcio del copione che racconta al meglio il progetto:

Voglio sentirmi libero di parlare di cose tristi. Non c’è niente di male, anche se tutti continuano a dire che bisogna stare su e pensare positivo, anche se tutti abbiamo assimilato il concetto che qualunque cosa succeda la vita va avanti. Voglio potermi lamentare del fatto che esistono troppe indicazioni per cercare di vivere bene, ma nessuna per stare male nel modo che più mi piace.

Ogni tanto vorrei che anche altre persone insieme a me s’innamorassero di un silenzio a tempo indeterminato.

Vorrei poter dire, lo dirò adesso, che non mi manchi, ma che avrei tanto voluto mancarti. Vorrei e ti dico, che non devi preoccuparti, che il tuo ricordo vive in chi ne ha bisogno e va bene così. In questi mesi ti ho tenuto a dormire sul cuore come lo spiritello di un film o di un cartone animato.

Oggi apro la finestra dentro il mio cervello, le porte scorrevoli dell’ospedale e quelle della tua messa, apro ogni porta di casa, tutte le finestre e le vie di fuga.

Non voglio pensare che rimani perché non te ne potevi andare.

Cosa vedrete#4: “Niente e così sia” (di Andrea Ibba Monni)

L'immagine può contenere: una o più persone e persone sul palco

Da tanti anni Ferai Teatro porta in scena spettacoli contro le discriminazioni di ogni tipo, ma la lotta contro le discriminazioni di genere e a favore dei diritti LGBT è da sempre una nostra priorità: “I monologhi della vagina”, “I monologhi del pene” e poi “PorNO gay”, “Basta che succeda!” e “Le avventure di Finocchio” tra i tanti spettacoli. Poi, due anni fa qualcosa cambia: “Se il sole muore”, segna un punto di svolta, un evento che colpisce al cuore pubblico e interpreti e che l’anno scorso ci porta a mettere in scena un prequel ideale: il controverso e discusso “Quel giorno sulla luna”, uno spettacolo divisivo che ci ha lasciato ancora qualcosa da dire. [continua dopo la foto]

L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta

Stavolta ho chiesto a Ga’ di mettere mano ai copioni e di scrivere la drammaturgia di “Niente e così sia”, chiusura di una trilogia di spettacoli che andrà in scena a Cagliari il 28 giugno 2019, a 50 anni esatti dai Moti di Stonewall all’interno della rassegna “Ferai/Pride”*. Alla classe Odeon il compito di portare in scena qualcosa di tanto importante per Ferai Teatro. Ho chiesto a Ga’ di scrivermi che cosa sarà “Niente e così sia” e riporto fedelmente le sue parole:

Odio, paura, vergogna, questi sono i vizi capitali del mondo che è rinato, peccati mai contemplati da chi addita la lussuria, la pigrizia, l’ira. Avevo paura di quella parata, perché in realtà desideravo tantissimo poterne far parte. Così oggi marcerò per quella parte di me che aveva troppa paura e per quelli che non possono farlo, per le persone che vivono come anche io ho vissuto. Oggi marcerò per ricordare che non sono un io e basta, ma che sono anche un “noi”. Tutto è così logico e sensato nell’amore, che improvvisamente, le differenze create dal peso dei tempi, sono niente, e noi stiamo parlando del niente, di nessuna guerra, niente e così sia.

[Andrea Ibba Monni]

*nella stessa rassegna ci saranno: “Le sciroccate”, “Dionysius”, “Libera nos a malo”  e “Passioni a Villanova 2”

Queer as f*ck! – ben oltre un semplice laboratorio

“Ferai Teatro fa un altro laboratorio teatrale gratuito riservato agli under30”

ma in realtà non è solo questo.

Queer as f*ck! è l’occasione per trattare tematiche di sessualità in maniera davvero libera grazie al teatro; Queer as f*ck! è anche e soprattutto un’occasione: quella di celebrare la vita raccontando molte vite diverse e ricordando che la diversità è ricchezza, non povertà; Queer as f*ck! è un percorso che fa bene all’anima e al corpo perché l’arte fa bene alla salute sempre e in ogni circostanza; Queer as f*ck! è un percorso che porterà alla luce del sole storie vere che hanno cambiato il mondo; Queer as f*ck! è l’occasione per prendere coscienza che la natura umana e animale non è una strada a senso unico bensì molte strade, alcune si incrociano mentre altre saranno sempre parallele; Queer as f*ck! è la possibilità di far conoscere la magia dell’arte; Queer as f*ck! è la serenità di ritrovarsi per un fine più grande, quello di fare un teatro politico nella misura in cui la politica è bellezza collettiva; Queer as f*ck! è spirito di squadra, fratellanza, sorellanza, amore e rispetto.

Dal 4 maggio al 22 giugno, tutti i sabati dalle 15 alle 17 alla Silvery Fox Factory in via Dolcetta 12, costruiremo un percorso di consapevolezza sociale attraverso l’arte teatrale: si andrà in scena venerdì 28 giugno in occasione dello spettacolo “Niente e così sia” che è in prova da inizio marzo con la classe Odeon della scuola di Ferai Teatro all’interno della rassegna “Ferai/Pride”* (clicca qui) per celebrare i 50 anni dai Moti di Stonewall.

INFO E ISCRIZIONI: [email protected]

 

 

Le dieci cose da non dire al danzatore stereotipato (o alla maestra e agli assistenti stereotipati)

Ecco a te, dieci regole per la serena convivenza col “danzatore stereotipato” un non del tutto raro esemplare che si aggira per le classi di danza, i salotti mondani e perfino i social network. Regole che sono da prendersi del tutto in leggerezza, senza alcun impegno e con una sana dose di ironia, qualsiasi caso di dirompente-fuoco-sacro-dei-presunti-valori-dell’arte potrebbe rendere nociva la lettura di quel che segue.

E quindi, MAI dire:

1 Ti ho visto/a in quello spettacolo sei stato/a bravissimo/a

Seguirà una sequela di finti imbarazzi misti a impulsi melodrammatici nonché un’accurata descrizione del percorso fatto, delle ostilità incontrate con l’insegnante, delle rivalità con i colleghi di palco e poi dimmi te, il tecnico con quella luce li mi ha proprio accecato, ma mi hanno detto che bisognava guardare in avanti e boh è andata così

2 Vuoi una patatina fritta?

Prima ancora che il danzatore stereotipato apra la bocca, le nubi di contorno al suo volto si tingeranno di un rosso flamenco particolarmente minaccioso, seguirà la spiegazione per cui i danzatori devono avere un peso sotto la media, se normalmente pesi 70 kg per 1,80 m d’altezza, da danzatore devi pesare 10, essere alto 70, essere largo 70, se ne deduce che il danzatore: è un quadrato.

3 Ho notato che non stendi bene le punte

(E qualsiasi altra osservazione di carattere tecnico-fisico-attitudinale).

“Ah, non stendo le punte? E tu sei troppo grassa per danzare”

“Ma io non faccio danza”

“E sei grassa uguale: sei grassa… per vivere”

“Ah…”

“E piena di nei che puzzano”

“!?”

4 Adoro Pina Bausch

La reazione che ci viene incontro potrebbe essere qualcosa del tipo “Si vede che sei uno sprovveduto, sciocchino, certo è una grande maestra, ma ormai è superata tutte ‘ste braccia e ‘ste schiene, sempre la solita minestra, diciamo che il teatro-danza è adatto a chi ormai c’ha una certa età e non può più permettersi la sola unica e vera danza: la danza classica! Il teatro-danza è per chi non ha tecnica lo sanno tutti su!”

5 Non amo Pina Bausch

“Come osi!? la grande maestra è inavvicinabile, impareggiabile, tanto che pure io che vivo di danza non oso minimamente nominarla!”

6 Sei un danzatore? Bello, con chi hai lavorato di recente?

Tasto dolentissimo, su cento detti-ballerini, solo uno lo fa di professione (è pagato per farlo, ha fatto la sua gavetta, ha una pianificazione di carriera etc.) gli altri hanno dai dodici ai cento anni e hanno fatto sempre e solo saggi, esiti scenici o pur avendo la stoffa del danzatore preferiscono indugiare in “ti dirò, la mia passione sono i cani, sto lavorando in un call-center per poter aprire una pensione per cani, ma nel mentre studio anche un po’ giurisprudenza che ho sentito dire, assicura qualche entrata mensile in più, così, per fare il giudice part-time se tra un anno non sono ancora riuscito a entrare alla Scala di Milano”. Molti altri ancora sono detti-danzatori, ma nessuno li ha mai visti su un palco se non per prendere i fiori dalle mani dei propri allievi alla fine dell’esito scenico, perché si, loro insegnano, hanno otto diplomi ottenuti tra le palestre della lega pokemon di Johto e di Hoenn, perfino la medaglia piuma di forestopoli, ma se gli controlli l’inps ti sembra di essere Carla Fracci a confronto.

7 Chiedere il perché di un costume

(o di un oggetto di scena)

In un altissima percentuale di casi la risposta è “perché è bello”

In una media percentuale di casi la risposta è “perché me l’ha detto la maestra”

In una bassissima percentuale di casi la risposta è una consapevole presa di coscienza di ciò che il costume/oggetto/scenografia può apportare al proprio spettacolo a livello di estetica, narrazione, significato, utilità e funzionalità.

8 Danzi, quindi fai anche Zumba e Latino Americano giusto?

Nessuno è mai sopravvissuto per poter raccontare cosa potrebbe succedere a seguito di questa domanda! Sarebbe anche opportuno documentarsi sulla non troppo sottile differenza che si staglia tra ballo e danza.

9 Esibirti in Danza o in Teatro-Danza o in qualsiasi cosa che contenga la parola danza

Perché chiunque non fa le cose come chiunque, o meglio il danzatore stereotipato è l’unico detentore delle basi tecniche e delle conoscenze artistiche certe e assolute, ma nella sua infinita magnanimità il danzatore stereotipato ti permetterà di definirti “performer” unico termine in grado di giustificare la tua sconfinata lacuna sul mondo della danza (sostanzialmente perché non sanno cosa significa e quindi possono schiaffare sotto il nome di performer un po’ di tutto) che, potrebbe sembrare essere un’arte comunicativa alla portata di tutti, ma… guai eh, no no, non lo è!

10 Far notare che la danza non è per tutti o alla portata di tutti

“Scherzi!? hai idea che il 70% della comunicazione è non-verbale? ogni gesto che fai può esprimere qualcosa, praticamente stai sempre danzando! Ogni movimento può essere danza, la danza è bellissima, la danza è ovunque!”

Morte per Fame? Non ancora

Da tanti anni ormai è sempre più importante un equilibrio tra teatro di produzione e spettacolo evento.

“Si trova maggiore soddisfazione e fruibilità in un evento speciale che nasce, ti segna e poi muore o la si trova maggiormente nel perfezionamento di numerose repliche?”

Se lo chiedono i professionisti dello spettacolo e ci pensa qualche volta il pubblico. Diventa importantissimo per i teatranti, frequentatori di laboratori, accademie, corsisti che prima o poi vorranno mettere su una propia attività o dedicare le proprie prestazioni lavorative al miglior offerente, e di quest’ultima categoria facciamo il target principale (e solo principale, non esclusivo) di questo snuffpost!

Come spesso accade NON esiste una risposta univoca a questo post, anzi, diciamo banalmente che la verità sta proprio nel mezzo! Valutiamo brevemente i pro e i contro

Spettacolo del Teatro di Produzione

  • Uno spettacolo deve  poter girare liberamente per festival, rassegne, teatri, sagre, piazze, scuole, essere quindi facilmente adattabile all’occorrenza e con un target di pubblico più vasto che variabile.
  • Il cast coinvolto deve poter essere facilmente riunito in qualsiasi momento per nuove date.
  • Il confronto col pubblico è un metro di giudizio insostituibile per la riuscita di un buono spettacolo di produzione, potrà crescere nel tempo ed essere fornito di utili accorgimenti replica dopo replica. Se la prima non è proprio perfetta, avrà tutto il tempo di diventarlo.

Evento Spettacolare

  • L’evento generalmente è designato per un luogo preciso e cerca di sfruttarlo in tutte le sue potenzialità (non necessariamente un teatro o una piazza)
  • Il cast può essere costituito da interpreti d’eccezione il cui contratto dura unicamente per il giorno dell’evento
  • Si ha una sola occasione per comunicare con lo spettatore, e non si possono aspettare altre repliche, il contatto deve materializzarsi subito, con una sintonia armonica e adrenalinica nel contempo, settimane e mesi di prove ci portano fino all’apertura del sipario, ma quando si sarà richiuso ogni nuova occasione sarà persa, non sarà più la stessa, quest’urgenza rende l’evento spettacolare qualcosa di speciale, qualcosa che non puoi vedere tutti i giorni!

Si potrebbe scrivere all’infinito su queste due diverse esigenze di comunicazione all’interno del mondo dello spettacolo, ma non volendo scrivere un lunghissimo papiro, preferiamo lasciarvi con alcune immagini tratte dalle prove di quello che sarà un evento spettacolare unico e mai più ripetuto e che in fondo parla proprio della base fondante (o che dovrebbe essere fondante) di tutti gli spettacol: La Fame, Il Bisogno, La Necessità.

AUTOBIOGRAFIA DELLA FAME

venerdì 28, ore19, ore 20.30 e ore 22. Cagliari.

Da non perdere anche l’appuntamento con Le Leggende del Castello di Ferai, in scena il 30 Giugno al Teatro Centrale Alidos di Quartu Sant’Elena sul tema del teatrodanza e delle tante polemiche che vi sono legate (ma di questo parleremo in uno dei prossimi post!)

Lavagna Bianca.

Tritolo. Questo è quello che più è stato detto su SNUFF – PORNOGRAFIA ALLO STATO IMPURO. Meglio tritolo che trito, no? Non ci voglio pensare. I commenti su uno spettacolo non vanno analizzati troppo. Se sei stato sincero quando l’hai scritto e portato in scena hai già detto tutto.

Ed è da SNUFF che nasce tutto (il primo studio si chiamava SNUFF – PRECUM ed è andato in scena il 16.12.2011) , da SNUFF è nato tutto (lo spettacolo PorNoGay nasce da infiniti materiali di studio per SNUFF). E ora nella lavagna bianca di fronte a chi vi scrive, ieri notte sono comparse delle parole random

I Robinson

Non è la Rai

Risate registrate

conigli

drammi/traumi

Uomini&Donne

talent show

Friends

Non so. Ma di certo non resteranno solo parole su una lavagna bianca. Questo è solo l’inizio di tutto. SNUFF docet. È la parte più intrigante di tutte, perché le cose vengono fuori quando non te l’aspetti, non sai dove ti portano, non sai che destino avranno. Sai solo che ci perderai il sonno dietro un’immagine (per ora) fine a se stessa; sai che non farai altro che pensare a una parola che (per ora) è da sola al centro della stanza; sai che quella musica che ti rimbalza dal cuore allo stomaco è quella giusta, ma non ne conosci il titolo, l’autore e non l’avevi mai sentita prima. Una lavagna bianca che merita di essere sporcata.

Giorni di Prova – Lose is more than hesitate

Si avvicina la prova generale.

Tra verità e bugia continuano le prove. Ansia e fermento generale, per tutto quello che c’è in gioco, per i temi trattati, per tutto ciò che hai perdonato, per tutto quello che “ricordare fa male”

Immagino non il giorno dello spettacolo, ma il giorno prima. Insonnia e fermento adrenalinico, c’è disordine in ogni emozione, ma compostezza consapevole, e sarò felice ancora/ennesima volta di poter viaggiare all’interno della volgarità, onirici regni di sesso e morte, luce rosa sulle pareti maculate di trash e killer star. Prova.

Nel filo vibrante e tagliente dell’ansia il primo dicembre penserò: Snuff Origin

Da dove è partito tutto, o meglio, quando abbiamo scelto i temi… società, diversità, sesso, amore, televisione, pornografia… Morte. Su cosa ho iniziato davvero a lavorare, il mio primo pensiero a cosa è volato? Sono cambiato tanto ad oggi? E lo spettacolo con me?

Ancora troppe e troppo poche risposte.

In ogni caso, tutto è cominciato da… qui:

Queen of Stone Age for Snuff lose is more than esitate

Dai Queens of the Sonte Age? non male, ma è semplicemente ciò che avevo nelle orecchie
e che rende l’idea di tante vite incontrate… something good to die for… new mistakes

Sii lo spettacolo che vorresti vedere in scena, mi ripetevano sempre, e in effetti è questo che voglio per Snuff: un groviglio di sbagli, energiche imperfezioni, adrenalina, ansia mortifera, compulsività, tutto ciò che non vorresti mai essere, ma tutto ciò che ti circonda, perbenismi, finta e macabra lussuria… specchio della vita moderna anche nella normalità e nella noia.

Ma non ti annoierai…

Ancora pochi giorni di prova conterai…

 

Ga’

Ferai Teatro – Snuff: Bugie e Verità

Ogni volta che mi chiedono di parlare di SNUFF provo un misto di imbarazzo e di pudore. È un po’ come chiedermi perché amo, rido, piango, sbaglio…vivo. SNUFF è uno spettacolo mio in tutto e per tutto. È la mia reazione alle cose della vita. Nasce come una vendetta per risarcire, molto umilmente, una censura subita da un’altra compagnia teatrale di Cagliari nel 2011, poi, come tutte le cose della vita, è diventata molto altro.

Ogni volta che mi chiedono qualcosa di SNUFF (Perché? Come?) io mi barcameno in una serie di risposte inventate lì per lì. Chi chiede necessita di una risposta e mi sento in dovere di compiere fino in fondo il mio mestiere d’attore: mentire, inventare una bugia rassicurante ma soddisfacente. Ecco perché da ora ne scriverò qui: perché una risposta vera non c’è, nonostante sia lo spettacolo più sincero che porto sul palcoscenico.

Veri sono i testi, veri sono il dolore e la violenza, vera è la nudità dei corpi in scena, vere le lacrime versate ogni volta in prova e davanti al pubblico. Ma è come soffrire per amore: al momento sei nudo con te stesso, quando invece racconti che hai sofferto metti consapevolmente o meno dei filtri che ti portano a snaturare quel sentimento viscerale. SNUFF è la verità, quando ne parli diventa bugia.